UN REPORTAGE DI RABBIA E SOLITUDINE.
Daniel Wolfe opera una trasposizione visiva del senso delle parole di Nutini, conferendole un significato non meno metaforico: frammenti di vite sorprese a fare i conti con i propri incubi o fantasmi di pregressi tragici e misteriosi, ma non inedentificabili di gente ferita nel corpo e disillusa nell’anima, protesa a spezzare o allentare la condizione di prigionia che l’opprime, attraverso una gestualità tesa e drammatica, convulsa e liberatoria. Uno sbalorditivo montaggio di sequenze che sembrano rubate da un qualche reportage sulla solitudine, apparentemente discontinue e rafforzate da una successione per accostamento emotivo, legate comunque dallo stesso nucleo ideale, attraverso un manifestarsi liberatorio di individualità, oltre la rabbia, le frustrazioni, i traumi, in una ritrovata gioia di essere nel mondo.
PAOLO NUTINI. DANIEL WOLFE. 2014.
