IL BATTERISTA E IL NIRVANA.
Periferia delle periferie: tra anonimi palazzoni e spazi senza identità, un batterista solitario si insedia col suo strumento nel grigio cortile, quasi marcando il territorio, forse per autoaffermarsi, forse per ridare un’anima a ciò che lo circonda. Così, sfidando tentazioni, minacce, il freddo e il passare delle ore, turba il quieto vivere del quartiere come se fosse il prescelto di una missione e il predestinato a un sacrificio per un fine superiore.
Una raffinata fotografia mette in risalto la drammaticità di una performance che sembra non finire mai, come se il ragazzo fosse posseduto da una condizione mantica o da uno stato di inconscia subordinazione, una sorta di trip dal quale non può o non vuole distogliersi, nonostante l’evidente fatica e dolore fisico che si coglie in ogni minimo dettaglio
(mani bendate, sudore, sangue sul rullante) la caparbietà nei colpi e degli accenti del percussionista ormai sull’orlo dello sfinimento.
Il rigoroso contrasto di bagliori e ombre e i repentini passaggi tra giorno e notte, assumono connotati che vanno oltre il realistico, merito anche di uno strepitoso bianco e nero.
Arctic Monkeys. W.I.Z. 2006.