SWEETHEART / THE WAVE PICTURES (BEN REED)

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IL TESTO E’ UN’IMMAGINE DI PER SE’!

Ne vediamo veramente tanti. Sono noiosi, brutti, retorici: sono insopportabilmente didascalici.

Ad esempio persone tanto innamorate dell’unica donna del pianeta, ispirate da tanta bellezza e felicità, prendono una canzone d’amore e la farciscono di immagini rubate da internet e pensando di aver risposto alla musa della poesia ne fanno un video orrendo che fa scorrere senza pietà davanti ai nostri occhi immagini eterogenee e grossolane che seguono le parole in modo pedissequo e ossessivo.

Se la canzone dice bacio vediamo un bacio e se la canzone dice capelli vediamo dei capelli e se la canzone dice cane, vento, fulmine, paura o morte vediamo in sincrono un cane, il vento, un fulmine, la paura o la morte.

Nessuna capacità metaforica. Nessuna capacità interpretativa e manco a dirlo, nessuna capacità di regia o montaggio.

L’unica cosa che spicca e si distingue è il taglio stilistico: eterogeneità fastidiosa all’estrema potenza che mette insieme immagini in perfetto style life con disegni di bambini, seguite da foto di cronaca nera, con aggiunta di frame rubati alla Walt Disney. Tutto con una costante e rigorosa incongruenza.

Sweetheart di The Wave Pictures ha un video che a mio parere è semplicemente molto bello.

All’apparenza, almeno nel metodo, assomiglia ai video orribili dei quali parlavamo prima, ma le immagini sono trattate con un taglio, con un’attenzione sopraffina. Sostanzialmente il video è una sequela di immagini che avanzano con l’avanzare delle parole della canzone. Come per gli altri video, le parole sono illustrate con corrispondenza immediata, ma le scelte d’impaginazione, le inquadrature, il ritmo, fanno vedere che la qualità e l’arte sono lì a portata di mano ma non tutti la possono afferrare.

È un modo bello, arguto e graficamente ben strutturato per sottolineare il testo, per farlo emergere. Associazioni tutt’altro che didascaliche anche se coincidenti ma con un tratto interpretativo intenso e sapiente. Un’animazione assolutamente ben fatta con transizioni molto intriganti.

Affascinante, e bada bene lo ripeto, il video è solo una sequela di immagini che si susseguono al ritmo di musica e parole.

Il tocco di genio sta nel fatto che Ben Reed, filmmaker gallese, ha recuperato dai cassonetti e ammassato una gran quantità di libri “rifiuto” dai generi più disparati e si è messo lì a ritagliare ogni tipo di immagine che potesse andare bene per il video in questione. Manuali di lotta con immagini consequenziali delle mosse, manuali medici che insegnano in più paragrafi a rianimare un corpo, manuali di ginnastica o di cucina e libri di storia, di scienza, di costume, per ragazzi: libri che sono passati dalla vita di tutti.

Con il montaggio e le animazioni poi tutto si è impreziosito. Strappi o piccoli segni di pennarello che si aggiungono progressivamente alle immagini. Ritagli di parole che scorrono a cantare la canzone mentre la sentiamo. Sdoppiarsi del video perché le informazioni siano plurime e contemporanee.

Più o meno Sweetheart è un video fatto con la logica del video rozzo e grossolano dell’innamorato che mette immagini rubate qua e là, ma il tocco del genio fa la differenza.

The Wave Pictures. Ben Reed. 2010.

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