70 MILLION /HOLD YOUR HORSES! (DAVID FREYMOND)

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METAFISICA DELLA COPIA.

Ho scoperto che in questo 2020, complice la pandemia, il tableaux vivant è stata la forma d’arte più diffusa tra gli appassionati di arte. Anzi credo che si possa proprio parlare di un fenomeno che ha spopolato sui social e che in mezzo ai selfie abbia insegnato a fotografare altro, proponendo migliaia di interpretazioni di opere e dipinti celebri, spaziando tra versioni ironiche e altre fatte in casa alternate a versioni certosine, vere e proprie fedelissime riproduzioni, al limite del maniacale, di tutte quelle opere d’arte originali che la pandemia ha reso invisibili, chiuse nei loro musei. Scopro poi in questo momento che addirittura esiste un profilo Instagram di 268 mila follower dal nome “Tussen Kunst & Quarantine”, che è stato ed è in grado di misurarsi con questo fenomeno a livello mondiale. La questione è estremamente interessante. Al punto che i discorsi sulla pandemia dei più raffinati antropologi o sociologi, dovrebbero tenere in considerazione quanto tutta questa gente (che non potrà mai e poi mai essere ammessa al genere performativo, più serioso e istituzionalizzato), sia stata disposta a sperimentare con un genere aperto alla contaminazione, scegliendo proprio questa forma artistica antichissima. Ricordo infatti che il tableaux vivant ha origini così lontane da presentarci quel San Francesco d’Assisi che nel XIII sec. propose di “incarnare” lo spirito del Natale invece di “sentirlo” solo con le orecchie o vederlo con gli occhi.

Più o meno mille anni dopo, nel febbraio del 2010, la band parigina Hold Your Horses! pubblica un video musicale per accompagnare la loro canzone “70 Million”, che tanto per cambiare diventa un successo immediato precedente alla pandemia. Il tableaux vivant insomma oltre a precederlo piace e si diffonde con più forza del virus!

Nel video, i membri della band ricreano dipinti famosi, portando lo spettatore all’interno di un divertente tour attraverso la storia dell’arte. Collezioni di capolavori da guardare col sorriso in bocca. L’idea era di rendere i dipinti più simpatici, “di farli diventare in qualche modo divertenti e rock-and-roll” , a detta del regista del video, David Freymond e devo dire che ci sono proprio riusciti!

Il video come dicevo non ha nulla a che fare con la pandemia, ma esattamente come tutti quelli che proprio in queste ore giocano con la storia dell’arte, ciò che questo video ci assicura è che l’arte può farci dimenticare realtà faticose che sembrano eterne perché l’arte visiva è qualcosa in continuo mutamento. Ci racconta che se andassimo indietro nel passato si vedrebbe come l’essere umano abbia avvertito l’esigenza di esprimersi nei modi e nelle forme più svariate, dando così alla luce tutte le innumerevoli e disparate forme d’arte. Si dipinge o si scolpisce per meglio sperimentare la vita e poi si dà vita al cadavere de “La lezione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp” di Rembrandt per fare il viaggio in direzione contraria e raggiungere l’arte. È così che oltre a suonare alcune note, il cantante della band mentre è ancora steso a incarnare quel cadavere, o evocando l’ignoto pittore del XVI secolo, uno dei musicisti del gruppo, senza maglietta e oscillando la testa al ritmo, pizzica il capezzolo di un compagno che strimpella una chitarra, rendendo evidente che non stavano “cercando di essere troppo accademici.”  Eppure questo tableaux vivant, dà vita ad un serie di capolavori famosissimi al punto che il video è così tanto piaciuto che esistono due o tre siti che si preoccupano solo di ricostruire tutte le opere d’arte citate dal video.

Ma cos’è che lo rende così piacevole? Intanto, c’è che a differenza della performance art che è esibizione d’artista che si presenta davanti ad un pubblico per creare qualcosa di unico, qui si gioca a riconoscere nel corpo, nella materia vivente, il materico che sta dietro l’immagine. Noi osservatori cerchiamo cioè solo le effettive corrispondenze mentre diventano inaccettabili le differenze.

Nel rapporto tra la fisicità del corpo e la possibilità di rappresentarlo come qualcosa di diverso da sé, è interessante notare come chi realizza un tableaux vivant, sappia giocare con un ruolo immaginario suggerito dall’immagine, ma anche con la propria immaginazione. Questi ragazzi mettono in gioco cioè, la capacità di incarnare qualcuno che hanno conosciuto solo attraverso il travestimento. Ne copiano esattamente la posa, si mettono lì a studiare la mimica e si mostrano con abiti oppure nudi al fine di trasformarsi in simbolo di un’altra identità. Forse la cosa divertente sta proprio in questo mettere in scena il proprio corpo, sottoponendolo a immobilità nell’attesa che vi si posi lo sguardo dello spettatore. A me sembra, un’occasione per accedere ad altre dimensioni che non possiamo sicuramente lasciarci sfuggire! Sarà metafisica?!

Hold Your Horses! David Freymond. 2010.

Qui trovate uno dei siti che ricostruiscono tutte le opere d’arte citate

http://unpeubeaucouppassionnementalafoliepasdutout.over-blog.com/article-hold-your-horses-70-million-des-tableauxxx-vivants-50970732.html

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Vincenza
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Vincenza
3 anni fa

L’idea è divertente, ironicamente dissacrante e giocata con abilità.

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