CHISSA’ CHE DIREBBE LEONARDO DA VINCI…
C’è un video dove una macchina, un attrezzo con ingranaggi e argani, fa musica.
Lui, il compositore gira la manovella come per uno spropositato carillon grande quanto l’arredo di un salotto e ne esce una musica molto complessa, debitrice nel suo insieme dalle atmosfere di Yan Tiersen, ma molto gradevole e soprattutto come fosse fatta da un gruppo, una band intera.
Martin Molin mente del gruppo svedese Wintergantan e un musicista e vibrafonista, compositore e soprattutto costruttore di macchine sonore particolari ma molto interessanti. Pare che per lui siano state straordinariamente formative la visita al Museum Speelklok dove è rimasto travolto dagli strumenti esposti ed è da lì che ha avuto la sua spinta creativa per la costruzione di quei marchingegni sonori che chiama Music Box.
La Marble Machine è la sua ultima e perfezionata macchineria e brano e video hanno lo stesso nome dell’apparecchio messo in azione. Come dichiarato nel sottotitolo del video, girando la manovella mette in moto 2000 sfere di acciaio per fare risuonare un organico composto da vibrafono, basso, batteria e metallofono. Le biglie percorrono percorsi e poi cadendo battono sui vari strumenti producendo così la musica in quasi totale autonomia. Con questo gioco si assiste piacevolmente alla musica, un’ottima e vistosa sperimentazione meccanica e allo stesso tempo un’azione performatica decisamente intrigante.
Potrebbe sembrare che ad un complicato oggetto scenografico, grazie a montaggio e playback si sia sovrapposto una musica ad azioni recitate e invece no, è tutto vero. Quel mostro di bulloni e manovelle, molle e incastri, fanno musica per davvero e non una cosa casuale: quella composta dai Wintergantan.
Wintergatan. Hannes Knutsson. 2017.
I carillon hanno sempre qualcosa di maniacale nella loro costruzione che richiede cura di dettagli e minuziosa precisione. Anche questa versione moderna incuriosisce e cattura l’attenzione anche se, per creare vera poesia con un carillon, non basta l’ardita meccanica
È vero Vincenza, grazie. Sono assolutamente d’accordo. Questo progetto potrebbe stare in una via di mezzo tra malattia mentale e prova di forza, ma qualcosa di gradevole in Wintergatan lo trovo anche nel risultato finale…