SIAMO CIBO PER LARVE… E ALLORA?
“It’s the circle of life” si diceva nella track di apertura de Il re leone, e più avanti nel film il vecchio Mufasa la metteva in termini sottilmente meno retorici: “Quando moriamo i nostri corpi diventano erba, e le antilopi mangiano l’erba”. Il che sta un po’ a significare: una volta morto servi da cibo per i vermi, la terra si concima e dalle tue carni imputridite e ruminate possono germogliare i fiorellini. Nel video di Daren Rabinovitch si assiste proprio a questo: la ghiotta consumazione di un cadavere da parte di un bel nugolo di larve e scarabei necrofagi.
L’immagine ricorrente che Jorg Buttgereit aveva utilizzato per intervallare gli episodi della sua ode alla morte Der Todesking viene trasportata da una dimensione di lugubre decadenza alla rappresentazione confortante di una vita che si trasforma, con la musica di Dan Deacon a reggere il mood antidepressivo.
Sì, siamo nutrimento per invertebrati e la visione delle nostra ossa spolpate da piccoli esseri striscianti sembra quasi denigrare la complessità stessa della macchina-uomo, ma con uno sforzo di umiltà e di conciliante presa di coscienza della propria natura terrena e organica, non è difficile cogliere la celata poesia nascosta sotto lombrichi e blatte brulicanti.
Non è propriamente uno spettacolo gioioso, sia chiaro: anche il cadavere del video osserva impotente il proprio disfacimento corporeo, senza mestizia né soddisfazione, ma con rassegnato consenso, con inespressa serenità, forse addirittura con noia, nell’attesa che Madre Natura faccia il suo corso.
E il verdeggiante finale, deterministicamente impietoso quanto genuinamente lirico, chiude una volta per tutte questo quadretto nichilista con un sigillo di certificato ottimismo.
DAN DEACON. DAREN RABINOVITCH. 2019.