ALCHIMIA DI UNA RINASCITA.
La musicista georgiana si abbandona alla tecnica sopraffina di Nika Machaidze per un esperimento digitale di anatomia rigenerativa.
Su un piano rettangolare nero, che allude a un tavolo di sezionamento, le estremità del corpo di Natalie, serrate da blocchi di legno, sembrano attendere l’intervento di qualcuno che ne ricongiunga le fila ricomponendone la figura in un intervento per così dire “a ritroso”.
Una performance molto affine alla videoarte che mette insieme tante suggestioni che rimandano all’opera alchemica della contiguità organico/inorganico, semplici fili di lana (il sistema circolatorio) contenitori d’acqua e passanti in metallo, biglie di ghiaccio e vernici colorate, tutti elementi che simulano la complessità delle connessioni che caratterizzano il vivente, restituite con grande efficace da una tecnica sempre cangiante in CGI e al time lapse che allude alla dolorosa metamorfosi nella quale, nel buio notturno si può carpire proiettato sul corpo luminescente, quasi un’introiezione del luccichio delle galassie, quel luccichio che si disperderà alla luce del giorno, lasciando solo il nero opaco di un corpo in parte bendato e disteso sopra una “tavolozza” di colori liquefatti e dispersi.
NATALIE BERIDZE aka TBA. NIKA MACHAIDZE. 2016.
