ORO NERO A CARO PREZZO.
Una nota insistentemente ritmata accompagna tutto il brano del rapper kazako M.C. Tmina, catturato da un fermo immagine in b/n che proprio su quella scansione ritmica viene ingrandito progressivamente fino al dettaglio del viso, e del sangue che cola dal naso che si sparge sul terreno.
Sangue che si percepisce come contiguo alla fuoriuscita del petrolio che
silenziosamente inonda l’intera campagna circostante, esplodendo poi in una gigantesca, nera e altissima colonna che dopo qualche attimo di smarrimento, induce alla fuga un gruppo di operai addetto alla trivellazione.
Fa eccezione la solitaria figura del rapper, col suo biascicare rime assonnate, che con ostentata indifferenza tra il fumo nero pece e una pioggia altrettanto minacciosa, si erge a spettatore quasi passivo verso l’immane pericolo che incombe su uomini e cose, arrivando all’iperbole di accendersi una sigaretta; proprio questo gesto segnerà la trasformazione dal bianco e nero fortemente contrastato della prima parte, ai colori caldi, anzi ustionanti della seconda, in un incendio spettacolare e indombabile, tra primi piani di facce annerite, sguardi impotenti, vampate e una sorta di pioggia luminescente che si staglia nel buio.
E nel finale che chiude ciclicamente, la stessa nota insistente come una scure, accompagna in uno zoom a ritroso, l’allontanarsi di una figura solitaria oltre il confine della grande pianura.
Reportage di un tragico incidente petrolifero che nell”85 ha causato ingenti danni in terra kazaka, rievocato in una sintesi drammatica tra estetica e documentario dalle suggestive immagini del regista orma collaboratore stabile di M. C. Tmina.
MASLO CHERNOGO TMINA. AISULTAN SEITOV. 2020.