SACCHARINE / JAZMIN BEAN (JAZMIN BEAN)

VIDEO ARK ||| Recensioni Video Musicali

QUANDO L’AMORE FA MARCIRE I SORRISI.

I dolci, ci insegnano da sempre, sono gli acerrimi nemici dei nostri denti.
Che si può dire allora della dolcezza melensa e nauseante della peggior cotta immaginabile? Quando l’amore è ossessione elevata al diabete, quando tutto è cuoricini, bacetti e smancerie, quando le coccole al partner diventano l’idea fissa che trapana la testa ogni ora del giorno? Se l’animo dark di un’artista come Jazmin Bean si inzacchera di simili leziosità, è probabile che vada a partorire un piccolo capolavoro del perturbante color pastello come il qui presente video.
Così come la love-story descritta nella canzone oscilla fastidiosamente fra l’adorabile e l’odioso, il malessere e il gaudio, il desiderio e la repulsione, anche il video, sin dalle primissime immagini, catapulta lo spettatore in un limbo fanciullesco che pare un’enorme casa di bambole progettata da Lucifero in persona. Uno studio dentistico dove l’unico pesce dell’acquario è morto, le pareti e il misero arredamento sono tinti di un pallido rosa anche più sterile e angosciante delle stanze nivee di un ospedale, dove tutto, compresi i minacciosi strumenti della dottoressa, sembra avvolto nella gomma da masticare aromatizzata alla fragola. Tutto, persino medico e paziente: il make-up da bambolina deturpata della Bean (cantante, interprete e regista del video), che sfoggia la disgustosa dentiera di chi non ha mai visto uno spazzolino in vita sua, fa il paio col look alieno, o demoniaco, della dentista factotum. In abiti asettici e tacconi fetish, spiando il mondo con antitetica freddezza attraverso occhi rosso fuoco, la terrificante professionista si cimenta con invisibile sadismo in torture continuative sulla bocca della nostra eroina innamorata. E il rosa tenue si fa scarlatto, il sangue schizza e macchia abiti e sedili, in un’orgia di unghie smaltate lunghe dieci centimetri, spartani risciacqui e pinze voraci a caccia di incisivi. L’inquietudine non è certo lenita dagli inframmezzi bucolici in cui la nostra Bean, sempre attenta al suo curatissimo trucco, siede soavemente su una collinetta farlocca circondata da animaletti di stoffa e un cielo pitturato come nel più misero spettacolino da scuola elementare.
E alla fine della visita, non può mancare un bel lecca-lecca in premio al coraggio della giovane paziente.
Basta ignorare il retrogusto all’emoglobina.

JAZMIN BEAN. JAZMIN BEAN. 2019.

author
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
0
Would love your thoughts, please comment.x