L’INSOSTENIBILE LUNGHEZZA DI UNA TELEFONATA.
Seduti al tavolo in un locale per una cenetta intima, appena serviti gli spaghetti fumanti, il telefono di lei squilla. Mi assento solo un attimo, lei disse.
E quell’attimo, come accade di continuo, sarà l’ennesima riconferma della imprevedibile durata di una telefonata tra due amiche, e così, mentre lui aspetta già pregustando ciò che ha sotto gli occhi, lei si allontana sempre più dal tavolo, poi dal locale, dalla città ecc. perdendosi in quella telefonata che, dopo tanto migrare, attraversando una miriade di territori agli antipodi, dal deserto all’Antartide, dai paesaggi urbani a foreste e lande, si trova invischiata in una avventurosa crime-story nella quale, la nostra eroina prima sventerà una rapina, si ritroverà diestro alle sbarre per eccesso di difesa, e poi, riavuto il suo cellulare, escogita un piano per fuggire, dovrà cambiare identità e look e, sempre chiacchierando di continuo con la amica che si limita a risponderle a monosillabi, alla fine si ripresenterà come se nulla fosse accaduto, al tavolo dove l’amico la sta ancora aspettando.
Quanto tempo sarà passato?
Un simpatico approccio al paradosso sulla relatività del tempo che passiamo al telefono, in un intreccio narrativo ben ritmato che stigmatizza con iperbolica leggerezza alcune abitudini compulsive che condizionano le relazioni a distanza (con la più grande soddisfazione di compagnie telefoniche e affini).
TOVE LO. VANIA HEYMANN & GAL MUGGIA. 2019.
