DANZE CHE RENDONO VISIBILE IL LAVORO DELLA MENTE.
A volte la danza si dona con facilità. A volte basta poco per sentirla come espressione umana calda, familiare e vicina. In quei momenti, le coreografie e le sperimentazioni sulla danza arrivano quando meno te le aspetti: quando sei sdraiata, quando ascolti musica o quando guardi un video come questo. In quei momenti vediamo come qualcuno sappia sfruttare questi stati di latenza non produttivi per esplorare le profondità del pensiero e la risacca dei sogni ad occhi aperti e come trasformi il risveglio in una esplorazione consapevole di ciò che sta a metà strada tra desiderio di passività e movimento. La danza in fondo non è altro che qualcuno in grado di rendere visibile il lavoro della mente, lasciando e accettando tutto ciò che emerge. Ecco perché si dice che la danza riunisca tutte le discipline artistiche.
Ed è vero. Ci possiamo far stare dentro musica, arti plastiche, costumi, luci, scenografia, grafica e meditazione. Affascinante forma d’arte e incredibile campo di espressione. Ecco perché può attrarre un pubblico molto vasto, specie se si associa al video musicale.
In questo video, Måns Nyman ha perfezionato la moderna rielaborazione digitale della danza per trasformare senza indugi un video relativo ad una performance di danza reale, in uno strabiliante gioco di illusioni ottiche e magie. Lo ha fatto sovrapponendo ai simboli eleganti ma frenetici di culture preistoriche sulle quali si basava la reale combinazione di gesti e segni sullo spazio a modernissimi effetti glitch che scaturiscono dalle rielaborazioni digitali dei contorti movimenti del danzatore Rauf Yasit.
Rauf “RubberLegz” Yasit è d’altro canto un artista che si presta a giochi del genere. Performer, danzatore e artista interdisciplinare, Yasit sa tutto sull’animazione e visualizzazione 3D e prima di mettersi a danzare si è sperimentato anche come artista visivo lavorando con molte agenzie di design e comunicazione.
Yasit era un breakdancer e in questo video il suo corpo addobbato con strati e strati di tessuti di mille colori diventa un perfetto accompagnamento visivo, proprio grazie a quel carattere sperimentale e criptico al tempo stesso che caratterizza il corpo che danza in questo video. Sperimentale cripticità che trova una corrispondenza a dir poco perfetta con il brano Eating Hooks dei Moderat, una band elettronica che ha sede a Berlino, ma che preferisce essere definita un “progetto di musica elettronica” più che band.
Il video combina il carattere del performer e quello altrettanto deciso dei tre che compongono il gruppo, catturando quella che può essere chiamata un’interazione tra coreografie intenzionali e coreografie virtuali. Le prime sono fatte di costumi coloratissimi e abbaglianti, combinati a movimenti espressivi e decisi. Le seconde sono invece azioni digitalizzate che puntano ad ottenere effetti di movimento da membrana plasmatica che si trasformano in simboli fluttuanti.
Il testo è in sintonia con una danza e un danzatore che ha maturato uno stile più espressivo e drammatico.
Perché devo nascondermi?
Nella foresta della mia mente?
Voglio venire
Fuori dai boschi
Mi offrono ombra
Una faccia senza nome
Un gioco che posso giocare
Ma non posso batterlo
Si vede che lavorare sulla forma, la tecnica, l’espressione, il carattere e l’esecuzione dei movimenti nello spazio ha fatto capire al performer che danzare è molto più che eseguire un salto folle o una piroetta impossibile. Si vede cioè che un artista come lui che arrivava dalla danza di strada – carica di dolore e rabbia – ha potuto trasformare il movimento in un modo più oscuro e maturo che lo avvicina alla danza di ricerca contemporanea.
Della serie: quando guardare un video è molto di più di quel che credi!
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Moderat. Måns Nyman. 2016.