DIMENTICA CIO’ CHE HAI VISTO.
Uno sguardo quasi distaccato su un campionario di vite ai margini, come fossero esemplari scelti da inserire in un archivio alla voce “borderline”.
Si va da un’inquadratura dall’alto su un cimitero dove un ragazzetto scorrazza col proprio cane, a un laboratorio di tassidermia dove un uomo si appresta ad ultimare e rifinire il muso di un cervo, ad un ragazzo a torso nudo che con fare determinato arma il suo fucile e ancora, a una panoramica su coltelli a serramanico disposti in bell’ordine e, infine vengono esibite con nonchalance, ferite, lacerazioni, tagli, cicatrici e chissà cos’altro.
Questa è la parte oscura di una cittadina americana, un quartiere ebraico di New York, poco importa, in cui traspaiono i fragili particolari di un’umanità “periferica” con la sua corporeità imperfetta esibita per quello che è, senza filtri o schermi.
La voce del leader del trio post punk newyorkese che si insinua ruvida tra gli accordi vagamente dissonanti, accentua quella sottile sensazione di inquietudine legata all’ambiente e agli argomenti della clip, che con gesto nichilista Landon Yost vanifica nella carrellata di pellicole deformate dal calore in cui bruciano personaggi e ambienti, come destinati metaforicamente ad essere cancellati anche dalla memoria.
SHOW ME THE BODY. LANDON YOST. 2020.
