SELF CONTROL NEL BLU PROFONDO.
Due metodici esploratori dei fondali, si inabissano con uno strambo batiscafo per scandagliare le profondità oceaniche seguendo le orme del celebre Costeau.
Il loro quotidiano è minuziosamente scandito, sveglia, colazione, ginnastica, esplorazione e documentazione, cena, qualche distrazione e poi si ritorna in branda, tutto condotto in modo gemellare e senza un briciolo di entusiasmo (come dargli torto) compreso l’oscillare su e giù della testa, seguendo il ritmo in levare del brano dei Surfaces.
Una routine divertente e ironica, in uno spazio angusto e in pieno isolamento, in cui tutto deve essere fatto a puntino e nonostante qualche variante, la triste lettera in bottiglia per la madre, la partita a scacchi in solitaria, l’effetto noia non può che prendere il sopravvento e anche nella bacheca dell’impiegato del mese non potrà che esserci, o l’uno o l’altro.
Una buffa rivisitazione del coloratissimo mondo vintage ideato da Wes Anderson per la commedia “le avventure acquatiche di Steve Zissou”, qui ricreata alla perfezione, nell’aplomb dei due protagonisti, nello studio di luci, colori, nell’oggettistica e nella nostalgica serie dei vari congegni, con in più qualche trovata simpatica (le didascalie nei momenti topici) e qualcun’altra cartoonesca (le piovre giganti che inseguono il batiscafo, la difficoltà di riemergere dalle acque profonde).
Un bel riuscito tributo che diverte, in special modo chi ha avuto occasione di confrontare la clip con l’originale.
SURFACES. TAYLOR FAUTLEROY. 2020.
