LALA / DEAR CRIMINALS (FRED GERVAIS-DUPUIS)

VIDEO ARK ||| Recensioni Video Musicali

L’INCUBO COMINCIA DA SVEGLI.

Nel bellissimo bianco e nero di Kristof Brandl, che non si lascia sfuggire nessuna gradazione di grigio, si dipana un breve viaggio nell’horror psicologico declinato in termini infantili. Si odora il profumo del cinema est-europeo di una volta, intenso, avvolgente, penetrante e indagatore. Il formato 4:3 adottato dal regista Fred Gervais-Dupuis ne accresce l’illusorio effluvio, mentre la canzone dei Dear Criminals sospende il clima in una nube intangibile.
Proprio come in un incubo. E come spesso accade con gli incubi, non è chiaro in quale luogo o epoca ci troviamo.

Un bambino si risveglia sul pavimento di una casupola decadente, quindi esplora i dintorni. Siamo in un villaggio di campagna, uno di quelli per cui basta un battito di ciglia per passare dal conforto della familiarità all’aura opprimente di un’aliena desolazione.
Heimlich e Unheimlich, insomma.
Con gli occhi persi di chi ha appena lasciato uno strano sogno per ridestarsi in un altro ancora più strano, il bambino erra per le stradine del piccolo paese. Si guarda attorno, incredulo, incerto.

Attorno a lui si materializzano bizzarri figuri, misteriose apparizioni: eccoli, i fantasmi di questa cittadina fantasma.
Sono bambini anche loro, e sembrano divertirsi, a modo loro. Ma ci vuole poco a comprendere che i loro non sono giochetti comuni.
Due ragazzine si dilettano a maneggiare cervi e corvi morti, mentre altri cadaveri di animali stanno appesi insieme ai panni puliti. Sui volti delle piccole si aprono strani sorrisi, dipinti con la fuliggine, come macabre caricature del Joker di Batman nei postumi di un’apocalisse nucleare.

Ma per il nostro giovane sognatore non è che l’inizio di una discesa negli inferi della mente, nelle impressioni mortali di occhi innocenti che non possono metabolizzare una realtà troppo orribile.
Un letto a baldacchino brucia fra le case, e, come dicevano i Midnight Oil, “how do we sleep while the beds are burning?”.
E se giocare con bestie senza vita può sembrare un passatempo cupo, di certo vedere due mocciosi che torturano un coetaneo come provetti criminali di guerra supera ogni limite.
Un altro ragazzino si trascina moribondo verso lo sconvolto protagonista, implorando il suo aiuto, tendendogli le mani minute che gli sono state tramutate in giunchi secchi.
Neanche la carezzevole ed evanescente figura di una ragazza basta a rasserenare l’animo del pargolo: è sufficiente che si scosti appena i capelli per rivelare un viso senza bocca! Sembra di vedere una scena del film La scala a chiocciola di Siodmak.

Torna il mito di Golding, del suo Signore delle mosche: dove sono gli adulti in questo limbo angoscioso?

Solo nel finale compariranno le rassicuranti figure di due “grandi”: il nostro piccolo eroe li vede, li accoglie con entusiasmo. Che siano i suoi genitori, arrivati a trarlo in salvo da quel baratro di follia? Il bimbo abbraccia mamma e papà, li stringe forte, con amore.
E i brutti sogni finiscono.
La realtà comincia.
E si sa che la realtà, a volte, è molto più triste di qualsiasi incubo: l’ultima, delicatissima inquadratura parla da sé.

DEAR CRIMINALS. FRED GERVAIS-DUPUIS. 2020.

author
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
0
Would love your thoughts, please comment.x