PRIGIONIERI DI UN LOOP POLVEROSO.
Bassista e batterista della band canadese si ritrovano alla guida di una Prelude dell”81 col fiato sul collo, coinvolti in uno spietato inseguimento, nei pressi di un’area industriale periferica.
Un fastidioso dèjà vu si insinua nei due, ogni volta sembrano costretti a percorrere a tutta birra il solito itinerario e puntualmente si accorgono di un ragazzo al lato del capannone che inciampa su un gradino facendo cadere un bicchiere di coca cola.
La sensazione è quella di una clip partorita da “il giorno della marmotta” in versione
on the road, accentuata dal sound distorto, saturo e ritmicamente impnotico di “Modern Guy”, che ne restituisce sempre in crescendo lo stato d’ansia, dato che la Wagoneer dell’87,
sembra che non abbia nessuna intenzione di mollare; un vero incubo, in una atmosfera febbrile dentro e fuori l’abitacolo.
E per dirla tutta, cosa c’è di più inquientante e straniante dello scoprire che è difficile sbarazzarsi non solo di quel loop temporale, ma ancora peggio constatare che quell’auto alle costole è guidata da un doppio di se stessi, anche se con l’inversione tra driver e passeggero?
Le derapate e il polverone si sprecano in mille tentativi di fuga, con qualche variazione, ma dall’esito sempre inevitabilmente uguale, ritmati da un montaggio spasmodico e ricco di soluzioni visive cinematografiche, che richiamano il periodo d’oro dell’action on the road.
C’è bisogno di un corto circuito finale, un testa coda e un’inversione di marcia per affrontare “il nemico” frontalmente, un attimo di tregua, un gioco di sguardi torvi dal sapore western,
un’accelerata a tavoletta e via! a tutta velocità, per farla finalmente finita nel decisivo scontro “corpo a corpo”.
DEATH FROM ABOVE 1979. ALEX P. SMITH. 2021.
