TORBIDO MONDO INTERNO
Siamo un branco di porci!
Morbosi voyeur affacciati alla finestra a far da spettatori morali che dividono tra buoni e cattivi e quelli che stuprano son bestie e quelli che uccidono son mostri e quelli che rovinano tutto son solo gente derelitta e non come noi che siamo buoni e onesti. Noi siamo giusti! Ecco cosa pensiamo tutto il tempo riparati nelle nostre casette, accompagnandoci con le nostre macchinine, protetti da un lavoro, un ruolo, la regolarità. Noi siamo giusti finché non ci beccano e fin a quel momento, a gran voce, possiamo dire con orgoglio: Io no!
E invece siamo colpevoli. Con facce innocenti rimestiamo nel torbido. Con coscienze altezzose ci sentiamo tutta la legittimità che esigiamo e le grida dell’appartamento accanto non le sentiamo e se le sentiamo sappiamo subito cosa fare: pigiamo forte sul tasto del telecomando e che il volume della tele rimetta tutto a posto.
Quante formule standard usiamo. Ad esempio: “maggiorenne” o “in piena facoltà mentale” e la bellissima “capacità di intendere e di volere” oppure “adulti consenzienti”.
Ecco. Si trovano ovunque video di ragazzini e ragazzine, maggiorenni e nel pieno delle loro facoltà mentali, capaci di intendere e di volere che fanno cose complicate, a volte squallide per le quali spesso hanno in piena consensualità firmato una liberatoria.
Essere poveri aiuta ad essere consensuali e la ricchezza, inutile dirlo, è potere e a volte abuso.
No! obbietterà disgustato qualche ben pensante. Lo squallore è roba da bassi fondi, da degrado sociale, da emarginati e incolti e noi siamo gente perbene che ha studiato e va alle funzioni per tutte le feste comandate. E invece lo sporco sta anche nelle case di lusso…
Inside world è un video metaforico ma non per questo è lontana la desolazione che richiama.
Ragazzine semplici e tranquille, di quelle che trovi al supermercato a comprare la conserva per la nonna e che davanti a vetrine di lusso buttano un occhio frettoloso e disilluso, qui sono costrette da una giuria di signori pasciuti e ben educati a fare attività semplici, come ballare o pulire una macchina, ma seminude e usando timidamente i loro corpi semplici e in modo forzatamente sensuale.
Nelle espressioni soddisfatte dei signori che guardano, uomini e donne dei ceti alti, si vede il piacere non solo del sesso torbido e rubato, non solo quello perverso del feticista ma anche quello e ben più peso del dominio, del potere che fa sottomettere. È il piacere che ricche signore infliggono a commesse titubanti o che signori eleganti impongono a cameriere avvenenti. È quel corto circuito che fa nascere in testa di qualcuno l’idea malata del: “io pago, io sono il padrone!”
Che poi è la stessa patologia di imprenditori che per astigmatismo scambiano impiegati per schiavi che sotto ricatto non fiatano e non si lamentano o padroni che fan firmare fogli di licenziamento lo stesso giorno che ti fanno il contratto.
C’è qualcuno che si sente bene, ma così bene con sé stesso che quel bene lo pensa superiorità e lo spende tutto a far del male agli altri. E noi? Noi gente di mezzo? Noi non derelitti ma non salvi? Noi che siamo nella terra di mezzo dei normali? Noi siamo quelli che staranno a guardare alla finestra finché c’è un po’ di sole che ci fa tanto bene e poi alle prime ombre, chiuderemo gli scuri per lasciarci il mondo sporco e bieco fuori da casa nostra?
WHOMADEWHO. LASSE MARTINUSSEN. 2012