UN RITMO IPERCINETICO E CONTAGIOSO.
Jerry è solo in casa, inserisce nello stereo una cassetta di una compilation per fare da sottofondo alla preparazione di un sandwich e il ritmico tagliuzzare di pomodori, insalate e cetrioli prende sopravvento, intrappolando suo malgrado il protagonista in un’iterazione scomposta di gesti e movenze scattose, una danza ipercinetica e incontrollabile che sembra la celebrazione della felicità domestica di un qualche spot pubblicitario.
Rientra la moglie e rimane esterrefatta alla vista di quella tragicomica scena e preoccupatissima pensa bene di imbavagliare il marito e portarlo dal medico per cercare di sedare in qualche modo quella forsennata esibizione, ma nessun esame clinico porta una diagnosi efficace.
Sarà un danno cardiovascolare? Un danno cerebrale? Tanto vale tentare la via di fuga dei tranquillanti, ma senza alcun rimedio e così la famiglia non avrà un attimo di tregua.
Intanto la frenesia di Jerry non conosce limiti nè di spazi nè di tempo, diventando una cosa sempre più bizzarra e ingestibile, come in preda a una grottesca sequenza di gif animate o addirittura di un glitch persistente e deborda perfino al posto di lavoro sotto lo sguardo basito e imbarazzato dei colleghi e del capoufficio.
Ma il peggio non si può evitare e Jerry soccomberà, forse per sfinimento o chissà cosa e attorno alla bara si alternano parenti e amici a dargli l’ultimo addio, ma contemporaneamente, una tac rivela al medico la natura contagiosa di quello strano fenomeno; corre in chiesa per scongiurare il periocolo, ma ormai è troppo tardi e già tutti, nerovestiti, volteggiano danzando tra le navate, anche loro contagiati dalla stessa irrefrenabile frenesia.
M K. FINN KEENAN. 2018.
