PUTAIN DE SALAIRE / KEKRA (ROMAIN CHASSAING)

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IL CINE-FUMETTO FORMATO MIGNON.

In poco più di tre minuti Romain Chassaing sintetizza il prototipo ideale di qualsiasi fanta-epopea distopica da cinecomic: non solo il reparto grafico, dalle location al design dei personaggi, ma anche la stessa struttura narrativa, per quanto inevitabilmente su scala ridotta.

Non manca nulla: un flash-forward introduttivo che lancia l’esca alla curiosità del pubblico, un setup desolante, dei cattivi disumanizzati, un eroe per cui tifare, primizie rivoltose e l’agognata resa dei conti.

Su uno scheletro così ben strutturato, giocando con sempiterni stereotipi e divertito citazionismo, il videomaker erige un microuniverso post-apocalittico che sembra uscito dalla penna di Alan Moore.

In un’era in cui la sci-fi futuristica è ormai radicata nell’immaginario collettivo, fra le macchine ribelli di Philip Dick e i grandi fratelli orwelliani, non sono necessari spiegoni ridondanti o preamboli gravosi per contestualizzare la vicenda: con poche e precise pennellate si dipinge una società intera, se ne mettono in luce luoghi e protagonisti, si suggeriscono le backstory e se ne delineano gli sviluppi.

In un anno imprecisato di un secolo ancora di là da venire, in una metropoli senza nome dominata da qualche ignoto dittatore, dove minacciosi robottoni sostano per le vie cittadine, milizie armate amministrano la sicurezza con spietata barbarie, e la working class diventa sinonimo di schiavitù legalizzata, le giornate trascorrono con desolante tetraggine.
Gli impiegati-carcerati meno efficienti vengono massacrati sulle loro scrivanie dagli scagnozzi del “padrone”, e i pochi che hanno il coraggio di tentare un’evasione sono fermati violentemente.

Ma l’insurrezione infine divampa: mentre la forza-lavoro si mobilita furiosa contro le guardie sanguinarie, un misterioso prigioniero, conciato da uomo invisibile di un nuovo medioevo, riesce a fuggire da quell’inferno detentivo.
Nascosto in un camion dell’immondizia, il nostro si ritrova catapultato in una discarica di rifiuti tossici, circondato da misteriose scariche elettriche di color scarlatto.

Come la logica dei fumetti da sempre insegna, una doccia di sostanze radioattive può avere effetti tutt’altro che nocivi sull’organismo umano, specie se a entrarvi in contatto è un povero reietto in cerca di rivalsa. La scossa scarlatta si insinua nel sistema neurale del sopravvissuto, che in pochi istanti impara a manipolarla con la stessa dimestichezza con cui Spider-Man si balocca coi fili di ragnatela.

E che cosa potrà mai fare un vagabondo assetato di vendetta, capace di scagliare micidiali fulmini rossi solo allungando un dito, in una città governata dalla corruzione e da eserciti urbani che danno all’espressione “police brutality” un nuovo significato?

Da solitario difensore dei deboli a leader di una rivoluzione anarchica contro l’intero sistema, il passo sarà brevissimo.

Sottolineato dalla voce del rapper Kekra, grido di rabbia votato a svegliare le coscienze, il video avvince in pochi colpi ben piazzati, grazie anche alla creatività dello scenografo ‘King’ Prawit Supo, all’abilità del direttore della fotografia Rik Zang e a un uso intelligente degli effetti visivi (opera di Jonathan Lagache e Benoit Revilliod).

E ora che il test è andato a buon fine, chiediamo il lungometraggio!

KEKRA. ROMAIN CHASSAING. 2020.

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