COME DIVENTARE CINOFOBI IN QUATTRO MINUTI.
Quando si discute di mansuetudine nell’ambito delle razze canine, i pitbull non godono certo di un’ottima reputazione. Non deve pertanto sorprendere che, per il qui presente trionfo di violenza paradossale e parodistica, il rapper sudafricano Ninja – frontman maschile del gruppo Die Antwoord – abbia scelto proprio un pitbull come protagonista.
E non un pitbull qualunque, ma una delle più terrificanti creazioni che l’arte del make-up prostetico abbia mai estratto dal suo capientissimo cilindro! Diciamo pure che il cantante-regista ha voluto giocare sul sicuro, coinvolgendo nel progetto un “signorino” del calibro di Steve Johnson, truccatore cinematografico il cui curriculum vanta titoletti quali Videodrome di Cronenberg e La guerra dei mondi di Spielberg.
Dimentichiamoci i buffi e datati umanoidi di L’isola del dottor Moreau del ’77 o la fumettistica pulizia di L’isola perduta del ’96, e passiamo alle ben più aberranti e marcescenti creature di Dr. Moreau’s House of Pain di Charles Band: densa e grondante bava di albume, perturbanti tratti somatici al silicone, lenti a contatto demoniache e performance attoriale di frenetica intensità.
Non proprio il compagno che si sceglierebbe per un percorso di pet therapy!
Ma nel malsano mondo di Ninja c’è sufficiente spazio anche per gattine sexy antropomorfe (che nella graduatoria dell’uncanny value vanno a braccetto con quelle dell’odiatissimo Cats di Tom Hooper), nonché per un teppistello undicenne che sembra uscito dal set di un film di Harmony Korine, degno paparino del nostro pitbull.
Anche se suona un po’ come un luogo comune, il carattere di un cane dipende in buona parte da quello del padrone. Cosa ci si può aspettare dal mostruoso animale di un ragazzino che se ne va in giro a torso nudo con un berretto satanico sulla testa, minacciando brutti ceffi con una pistola ad acqua mentre sfoggia uno smagliante sorriso da tre denti o poco più?
In un’apoteosi del grottesco, l’uomo-pitbull aggredisce il suddetto tizio squarciandogli la gola in un paio di morsi, tra fiumane di emoglobina e le risa sguaiate del padroncino. Un attimo di distrazione, e il guinzaglio sfugge di mano allo spaventoso marmocchio, che invano tenta di recuperare il suo fido orpello azzannatore.
Sarà l’inizio di una corsa sfiancante nell’inferno urbano di un imprecisato after-apocalypse, in mezzo a incuranti macellai incappucciati, cavernicoli metropolitani sbranati a morte e fotografi fetish in odor di zoofilia.
L’istinto mordace va a intrecciarsi con l’urge sessuale, e la bramosia con cui l’uomo-cane si avventa sulle due suadenti micette di cui si accennava poc’anzi, sembra più un’estensione ideale (e letale) del ballo pelvico con cui sconquassa la gamba delle sue vittime più “fortunate”.
E quell’ingente spruzzata di vernice bianca sul corpo seminudo della gattina nera lascia pochi dubbi sul genere di interesse che la bestia nutre per la coppia di feline.
Si rivelerà fatale l’ingresso della conturbante e fantasmatica Yolandi Visser, volto femminile del gruppo, candida lolita dalla voce immatura e il fisichino ben plasmato, che seduce il pitbull (terrier, come ci tiene a sottolineare la stessa cantante nel ritornello) trascinandolo in un inseguimento forsennato attraverso edifici decadenti e strade trafficate.
Sarà dunque il richiamo della carne a decretare la tragica fine dell’uomanimale, colpito a tradimento da un autobus proprio pochi istanti prima di raggiungere il lussurioso oggetto del suo desiderio.
Dopo un’agghiacciante materializzazione della Morte in veste di oscura donna crinita, perfettamente in linea col degrado corporale dei personaggi della clip, il vecchio Ninja si risveglia sul giaciglio di asfalto insanguinato, scrollandosi di dosso il make-up canino in un batter d’occhio.
Be’, se non altro il trapasso ha giovato al suo look…
DIE ANTWOORD. PITBULL. 2014.