TRICKS IN CADUTA LIBERA.
I componenti della band volevano precisamente partecipare ad un video di virtuosismo fisico per mettere alla prova i propri limiti, sfidando le leggi elementari del moto; ed eccoli qui serviti come si deve da parte del vulcanico e irriverente regista americano Keith Schofield che con astuta tecnica digitale trasforma un gruppo di indie-nerd-rockers dalle facce pulite e dalle larghe felpe, in impavidi skaters pronti ad invadere le strade e affrontarne tutti gli ostacoli previsti e imprevisti.
L’inizio è piuttosto credibile, girato in live act, in cui si alternano sguardi di sfida tra i ragazzi in stile “warriors” che scendono al ralenti dalle colline di cemento fra ritmi cazzuti, schitarrate e tricks ordinari sui passamano, panchine e scalinate; ma, via via, ci accorgiamo che qualcosa non torna, che la normalità è sconvolta per eccesso o per difetto, puntando su uno smodato mix di realtà e CGI che ovviamente strizza l’occhio alle tecniche del videogioco, includendo massicce dosi di bug ed errori indotti sui personaggi virtuali, che li rendono gommosi e cartooneschi fino al demenziale.
Un concentrato di tecniche registiche che si fondono alla perfezione, che spiazzano per l’improvvisa deriva in cui le situazioni vanno a sfociare, in un’ulteriore iper realtà che spinge all’estremo il vortice dei movimenti, fino a renderla parodistica e paradossale.
Nella parte finale poi, è come se l’intero meccanismo avesse perso il controllo, il senso della misura e le leggi della fisica ormai sembrano concetti a sè stanti e così le acrobazie si moltiplicano e con esse le rovinose cadute e lo spiaccichio sul selciato di una frotta sempre
più numerosa di skaters travolti dal loro stesso impeto con risultato tragicomico.
I Joywave sono stati accontentati e noi con loro.
JOYWAVE. KEITH SCHOFIELD. 2015.
