BUNNY ROSE / BRAID (STEPHEN McNALLY)

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CREATURA D’ACQUA.

Tra gli alberi mossi dal vento, al buio, una creatura eterea prende timidamente origine da un leggero soffio di polline, che pian piano trasmuta in striature d’acqua fino a comporre una figura umana dalle sembianze di Raphaelle Standell-Preston, la frontwoman del trio canadese.


L’antropomorfo agglomerato trasparente si fa strada con grazia, in completa solitudine tra le vie notturne di Londra, ad esplorare piazze, strade e parchi deserti, fluttuando ad ogni passo col suo manto informe in tutta la sua “vivida” fluidità tra luci e ombre proiettate dai palazzi, dalle vetrine e dai lampioni, che ne esaltano l’impalpabile forma.


Alle prime luci dell’alba, un’altra trasformazione l’attende, la creatura traslucida è come prosciugata in un attimo da un biancore che si fa sempre più accecante, un’ulteriore metamorfosi dalla quale si libera la silhouette effettiva di Raphaelle insieme al suo acuto finale di congedo. Un’altra rigenerazione?


McNally confeziona una straordinaria animazione in digitale che fonde con parsimonia CGI e live acting per una clip narrativamente semplice e di facile fruizione, in grado di far trasparire con estrema cura formale, lo stato di sospensione e la fragilità emotiva che si disegna sul volto sempre cangiante della protagonista avvolta in una atmosfera fatata.

BRAID. STEPHEN McNALLY. 2015

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