QUARANTINE DANCE.
Spazi deserti in qualunque ora del giorno e solo qualche scia all’orizzonte a segnare attimi di vitalità, mentre i protagonisti del video, dallo sguardo perso dietro alle finestre, sembrano aspettare un segnale da chissà dove per ridestarsi dal torpore dopo mesi e mesi di pandemia.
Giovani e vecchie coppie, famiglie più o meno numerose e single tappati in casa, costretti a reinventarsi il quotidiano in modo estemporaneo, tra sconfortante noia e qualche sguardo fugace oltre il porticato, in balia di emozioni contrastanti dovute al presagio di un futuro incerto, anche se attenuato da una condizione sociale ben differente da altre miserevoli sparse nel mondo.
Quale soluzione migliore dunque, se non quella di approfittare del periodo di forzata clausura, per azzardare passi di danza e improvvisate coreografie in solo o collettive, tra le quattro mura?
Gruppi di amici e parenti di René-Lortie, danzatori professionisti o generosi dilettanti, durante il periodo di duro lockdown hanno accettato di buon grado di aderire all’iniziativa del regista canadese, facendosi riprendere (quasi furtivamente) in momenti di euforia liberatoria, per lasciare un segno, una testimonianza di vitalità nonostante tutto, sulle note un po’ melanconiche del brano di Pallett, con una clip anch’essa fondamentalmente mesta e avvolta da un velo di retorica quasi inevitabile in questi frangenti, in cui, lo sappiamo, il confine tra sentimentalismo melodrammatico e disincanto è sempre più labile e corrisponde a un’oscillazione psicologica con la quale un po’ tutti abbiamo avuto a che fare.
OWEN PALLETT. VINCENT RENÉ-LORTIE. 2020.