PITTURA E COLORATE IMPRECAZIONI.
L’approccio punk della band londinese è ben intuibile, al di là delle sonorità ridotte all’osso con quel riff appiccicoso e un certo groove elettro-danzereccio 80s adatto ad un pubblico più ampio; ma è fondamentalmente il testo che mette le carte in tavola.
Un elenco di sonori fanculo a tutti e tutto il circondario, come incipit per ogni verso o strofa “cantate” dal leader Clams Baker Jr. Quindi c’è abbastanza materiale su cui l’artista Faircloth ha potuto fare leva per una clip in stop motion, altrettanto “sporca” nella realizzazione, partendo dalla propria pittura e i rimandi alla street art (impossibile non notare le affinità con Basquiat e Schnabel) e dando vita alle figure più o meno mostruose che abitano le enormi tele, sovraccaricando le atmosfere di satira sociale con piglio altrettanto punk.
E così l’artista, usando un linguaggio espressivo piuttosto semplice (si presume in post produzione) muove e deforma le sue coloratissime opere come fossero graffiti in espansione, allungando braccia, pance e colli, con escrescenze più o meno lecite e mostrandone gli atteggiamenti più basici, mangiare, vomitare o pisciare con divertita libertà, approfittando in più occasioni delle foto degli stessi Warmduscher (cavie loro malgrado) e perdipiù inserendovi nuove campiture, dripping e segni astratti, cancellature sommarie, come per dare un’ulteriore sferzata
di vitalità, racchiusa in un susseguirsi di ripetizioni automatizzate e strambe evoluzioni, con risultato coinvolgente tra il divertito naif e lo scarabocchio estemporaneo.
WARMDUSCHER. BEN FAIRCLOTH. 2021.
