NON È PROPRIO COME “TOY STORY”.
Qualcuno si ricorda “Corto 5”, la rubrica del sabato pomeriggio di Canale 5 dedicata a cortometraggi di vario genere? Chi seguiva assiduamente il programma, si rammenterà senz’altro di Il sorriso di Diana di Anita Caprioli: lì un ragno domestico animato in CG si innamorava della dolce padrona di casa, ma, si sa, artropodi ed esseri umani non legano bene sentimentalmente.
Insomma, un melodramma entomologico talmente favolistico e tenero che – c’è da scommetterci – avrà fatto piangere ogni spettatore sotto i dieci anni di età (il sottoscritto alza la mano).
Le magie della Computer Graphics hanno quell’invidiabile capacità di trasformare oggetti o animali abitualmente guardati con disprezzo o paura in personaggi antropomorfi che definire “cute” è un eufemismo. Si pensi a Lucas the Spider (guarda caso, ancora di aracnidi si parla!) o ai film della Pixar, che nel corso degli anni ha portato quest’arte a livelli stratosferici.
In effetti il video di Christopher Watson-Wood sembra proprio uno dei famosi “short” della casa di John Lasseter, solo un tantinello meno innocente…
Non troviamo infatti un giocattolo o un pesciolino smarrito come protagonista, bensì una palla di peli pubici. Sì, quella sorta di rotolacampo peluchesco osservabile nella thumbnail è un agglomerato dei rimasugli “cespugliosi” dell’eroina femminile, il risultato di un bel bagno con depilazione annessa.
Quegli occhioni dolci e il sorrisetto infantile ci fanno quasi dimenticare quanto sia sgradevole l’idea di un batuffolo inguinale semovente. Se in più gli aggiungiamo un incondizionato e innato affetto per la “sua” signora (in senso materno o erotico? C’è spazio anche per latenti complessi edipici!), la tenerezza che suscita rischia di strabordare.
Ma c’è un ma: la bella ha già il suo principe, alto, aitante e con una capigliatura invidiabile. Il crinito accompagnatore chiama la dama e quella, eccitatissima, si fionda in strada pronta per un focoso appuntamento galante.
E lascia così indietro il povero ammasso di pelame… Questi scruta la coppia dalla finestra, mesto e infelice, abbandonato come un cagnolino durante un trasloco. Laddove la Pixar ingranerebbe la marcia in vista di un conciliante happy ending, Watson-Wood prende invece la via del dramma nero.
Molto nero. Il batuffolo che contempla le polaroid dell’adorabile traditrice ispira quasi compassione, ma il medesimo che si mette a rovistare fra la biancheria intima della giovane, mentre sfoglia la cronologia del computer domestico e si ossessiona spulciando foto e video dai suoi social, quello è un altro discorso!
Fra una fumatina di marijuana e una sniffata di coca rinvenute nell’abitazione (ben fornita, la ragazza…), il gomitoletto organico cade preda di visioni e manie. Barbe e capelli intasano i suoi sogni psichedelici, mentre il tarlo della gelosia gli rode follemente l’animo, risucchiandolo in un abisso nefasto.
Quando la bella e il principe tornano alla di lei dimora, pronti a concludere la serata come si deve, in camera da letto, la palla di pelo perde le staffe. Come in tante storie di true crime discusse nei talk show pomeridiani, l’amante impazzito si procura un’arma affilata e si appresta a cogliere di sorpresa gli odiati piccioncini, passando dalla finestra.
Il calzante crescendo indie-rock degli svedesi Francobollo sostiene il tenebroso climax: tuoni e lampi sconvolgono la notte, le vittime giacciono vulnerabili e incuranti, la carneficina sta per consumarsi. Certo che è difficile prendere sul serio la scena quando il coccoloso villain brandisce un rasoio da barba anziché un convenzionale coltello!
Ma proprio al momento fatidico, il potere del deus ex machina di turno salva la situazione: un uccello in cerca di materia prima per il nido acchiappa all’improvviso il nostro batuffolo e lo trascina via, nei meandri dell’off-screen, evitando una rasatura fatale.
Sarà stato anche un insano maniaco dalle tendenze omicide, ma un po’ dispiace vederlo costretto a ospitare pulcini chiassosi su un ramo d’albero… Richiedesi finale alternativo!
FRANCOBOLLO. CHRISTOPHER WATSON-WOOD. 2016.