HIDEOUS / OLIVER SIM (YANN GONZALEZ)

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FRA STIGMI SOCIALI E DEFORMAZIONI FISICHE.

Per il suo primo album solista, il londinese Oliver Sim, bassista e cantante della band The xx, si racconta con sincerità, delicatezza e un po’ di ironia, mettendo a nudo, fino a sdrammatizzarle, le proprie paure profonde.

Il virus dell’HIV, col quale l’artista convive dall’età di diciassette anni, ha segnato indelebilmente la sua esistenza, coinvolgendolo in un lungo e tortuoso percorso di accettazione e scontri coi ciechi pregiudizi.

L’amore di una famiglia unita e di amici fedeli, sempiterna arma contro la vergogna e la paura, ha trovato un’alleata preziosa nella musica, travolgente forza catartica e liberatoria.

Il qui presente video, opera del regista Yann Gonzalez, costituisce in realtà il segmento finale di un omonimo cortometraggio antologico, comprendente altre due canzoni provenienti dal disco di Sim.

A costo di divagare, meglio spendere due parole sul breve film in questione.

L’episodio-cornice che lega i tre videoclip vede lo stesso musicista intervistato durante un talk-show televisivo; è qui che emerge l’antica passione dell’ospite per il cinema horror.

Saranno proprio i cari, vecchi film dell’orrore il tema trainante del corto stesso: in un twist inatteso, il bel faccino di Oliver si trasforma in una maschera ributtante che avrebbe fatto la felicità di Clive Barker ai tempi del suo Cabal. Insomma, una metamorfosi in diretta TV come non si vedeva dai tempi di L’ululato di Joe Dante!

Ma le brutte sorprese non sono finite qui: l’intera crew dello studio, trovando il nuovo aspetto del giovane indicibilmente comico, esplode in fragorose e inarrestabili risate. Sembra proprio di stare sul set di Carrie – Lo sguardo di Satana!

E, tanto per strizzare l’occhio alla bella Sissy Spacek, l’adirato Sim si sbizzarrisce in una virtuosistica furia omicida che, fra artigianali smembramenti e sangue a fiotti, lascia fortunosamente in vita solo il presentatore.

Fine della digressione: si trattava, tuttavia, di una premessa necessaria per giustificare l’ambientazione da teatro di posa e, soprattutto, quei cadaveri scompostamente distesi sul pavimento che si scorgono negli ultimi minuti!

Il “nostro” clip inizia adesso.

Rimasto solo, il mostruoso Oliver canta struggendosi del proprio aspetto e ricordando il suo passato travagliato, solo occasionalmente lenito dall’affetto dei suoi cari.

Seminascosto sotto un cappuccio nero, l’artista vaga per locali notturni cui ben farebbe eco una cover danzereccia di Walk on the Wild Side di Lou Reed, scorrendo su un elegante piano sequenza in soggettiva gli abitanti di un universo sotterraneo, disinibito, sospeso fra il piacere e l’amore.

Oliver si limita a osservare quei luoghi illuminati da suadenti luci al neon, insicuro e imbarazzato, restio a interagire col resto del mondo. E continua a domandarsi: “Am I hideous?”.

E in effetti “ripugnante” sembra un attributo coerente col proprio viso deforme. Ma questa mostruosità non ha forse un’origine più intima della mera apparenza fisica? Non sarà proprio il già accennato virus a rivestirlo di bruttura? Un’onta che egli non osa nominare, uno stigma che lo relega ai margini della società, timoroso del giudizio altrui.

Neanche quando un attraente ragazzo gli si avvicina, tentando di baciarlo, il povero Oliver è in grado di lasciarsi andare ai sentimenti. Quasi ponesse un sofferto schermo alla sua stessa felicità, fugge via riparandosi in un urlo corale, rivolto all’infamia della sorte.

Ma torniamo indietro, allo studio televisivo, ancora devastato dalla furia vendicativa del cantante; come nell’atto finale di una tragedia greca, un deus-ex-machina si leva dall’oscurità sfoggiando la sua voce paradisiaca.

Si tratta di un qui super-glitterato Jimmy Somerville, voce dei Communards, che col suo falsetto consola dolcemente la creatura, con la soavità di un angelo, o di una fata madrina, invitandolo ad aprirsi con coraggio e ad avere fiducia nella benevolenza del prossimo.

Accogliendolo fra le braccia, Somerville ascolta le ultime confessioni del suo triste “protetto”, che finalmente ammette, a mo’ di twist ending, di avere l’HIV.

L’incredulo presentatore, ancora scosso, assiste ammaliato alla sequenza, illuminandola con un faretto di scena come un sapiente direttore della fotografia, valorizzando ogni dettaglio dell’onirica scenografia. E le lacrime gli scorrono sul viso, avvinto com’è dalla compassione per l’infelice e morente Sim.

Piccola nota conclusiva: le due scenette provenienti da quel film porno intitolato “The beauty and the fist” sono più inquietanti dell’intero corto!

OLIVER SIM. YANN GONZALEZ. 2022.

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