SO MANY PROS / SNOOP DOGG (FRANÇOIS ROUSSELET)

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TESORI DI CARTA IN SALSA AFRO.

So many pros!” reitera il buon Snoop Dogg nel corso della canzone, ma assistendo al video per lui confezionato da François Rousselet e dal team creativo della DIVISION, viene spontaneo esclamare: “So many posters!”.

E sono infatti i manifesti da cinema il tema trainante del clip, ma non un cinema qualunque: basta una manciata di secondi per farsi teletrasportare fra i favolosi prodotti “grindhouse” degli anni ’70, e nello specifico gli esponenti della cosiddetta Blaxploitation.

Stiamo parlando di quella caratteristica categoria di B-movie che, fra il 1971 e il 1979, ha portato al successo eroi e antieroi dalla pelle scura, coniando termini, miti e stereotipi che ancora oggi sopravvivono negli appassionati tributi e adattamenti dei moderni cineasti revivalisti, da Tarantino in avanti.

Pimp, pusher, prostitute e gangster sono solo alcuni dei pittoreschi abitatori dell’exploitation nera, una delle branche più iconiche del cinema di genere, inconfondibili già a partire dalle locandine.

E proprio su questa riconoscibilità grafica il regista imposta l’intero video: con una meticolosità cinefila da fare invidia, Rousselet rielabora e ridisegna i poster di alcuni dei più noti titoli del filone, costruendo quadri viventi che manderebbero in brodo di giuggiole qualunque aficionado della “pulp fiction” recente.

Snoop diventa assoluto protagonista di una risma di inesistenti opere ricalcate su illustri modelli, da Super Fly a Dolemite, attorniato da un bel numero di belle e letali figliole ed eredi estetiche di Pam Grier.

C’è davvero di che satollarsi, e nessun particolare viene omesso: i segni delle pieghe sulla carta, le puntinature tipiche delle vecchie pellicole, la peculiarità delle palette cromatiche, i font inimitabili, l’aggressiva musicalità delle tagline, i variopinti montaggi pop a mo’ di trailer. Ogni millimetro di schermo grida “Seventies!”, fra calembour testuali e parodistici giochi associativi.

E se è vero che alcune composizioni ricordano forse più i nuovi “exploiter” della scuola di Robert Rodriguez, sulla semicaricaturale scia di Machete e Planet Terror, altre sembrano davvero estrapolate da qualche decoroso catalogo di movie art dei tempi andati.

Ma non sono soltanto classici del calibro di Foxy Brown, Coffy o Mack a essere tirati in causa: il gusto per il citazionismo sfrenato lambisce titoli non propriamente appartenenti al genere “afro”, come la saga di James Bond, i filmacci Women In Prison in stile Sesso in gabbia e – udite, udite! – persino la Golden Age del porno, sotto la guida spirituale di Jerry Damiano!

Ecco Snoop in outfit da Octopussy, ora lo vedo come Hit Man, e adesso fa pure il verso a Jules Winnfield… ma un momento, quello sfondo sexy non ricorda forse Gola profonda?

I cinefili son serviti!

SNOOP DOGG. FRANÇOIS ROUSSELET. 2015.

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