ALL I NEED IS ALL AROUND / DEAD WESTERN (ARKIA JAHANI)

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DA OMINI DI LEGNO AD ALBERI VIGILI.

Natura, poesia e un tocco di psichedelia New Age compongono il delicato video firmato Holy Colors, casa di produzione dell’artista Arkia Jahani, per Dead Western.

A coccolare le immagini selezionate dal filmmaker si eleva – ma giusto un poco – la voce di Troy Mighty, la cui impressionante profondità meriterebbe un commento a sé: nella sua possente dolcezza, sembra di ascoltare la ninna nanna folk di un gigante buono.

Ebbene, sarà proprio un sentore fiabesco il fil rouge che legherà insieme le incorporee diapositive di Jahani, che si direbbe particolarmente interessato alla materia (lo testimoniano lavori come il corto The gift, “casualmente” narrato dallo stesso Mighty).

Una cornicetta neo-autunnale animata a passo uno, fra foglie e ghiande pacatamente danzanti, apre a mo’ di sipario uno squarcio nel suolo: qui abita un omino di legno, in una stanzetta dalle pareti di terra, fumando sereno la sua pipa alla luce multicolore di un orecchino-lampadina.

Sono le artigianali magie della stop motion a prestare un soffio di vita alle figurine in scena: stecchetti pitturati, spaghi e ramoscelli si muovono poco per volta di fotogramma in fotogramma, in maniera scomposta, grezza, ma conforme alla fantasiosa ed ecologica semplicità del set.

Ad un tratto la luce variopinta dell’orecchino svanisce, precipitando il locale sotterraneo nel buio: l’omino di legno, risoluto, sa che l’unico modo per ridestare il lume è quello di salire in superficie, laddove la primigenia fonte di chiarore e calore, sua maestà il Sole, risplende dall’alba dei tempi.

Ha dunque inizio la scalata del nostro barbuto amico, che recando con sé l’ormai opaco orecchino, si arrampica su per una fune verso il mondo lassù, il mondo “live action”, se vogliamo così chiamarlo.

Là, su un prato verde, la rassicurante e saggia presenza di un grosso albero, sul cui tronco si spalancano due occhi di un giallo abbagliante, protegge le soste occasionali di giovani, non più giovani e giovanissimi.

Generazione dopo generazione, stagione dopo stagione, bambini curiosi, pacifici anziani, teneri amanti ed esploratori dei segreti dell’anima traggono dalla vecchia corteccia insegnamenti e conforto, un vero e proprio nutrimento psichico, nel senso etimologico del termine.

Attraverso frazioni speculari e giochi di montaggio post-produttivo, Jahani ricama mistiche e ineffabili sfumature della realtà quotidiana, fra le piccole gioie di una pausa dalla frenesia della società industrializzata, soffermandosi su simbolismi filo-pagani, ritorno alla purezza degli elementi, meraviglia fanciullesca.

E okay, può persino capitare un’inflessione inquietante lungo il tragitto, specie quando gli occhioni dell’albero sembrano cedere al sonno dando libero accesso al popolo invisibile dei sogni, qui nella forma di silenti individui in maschera d’animale. Be’, basta non pensare troppo a The Wicker Man di Robin Hardy, e l’abbraccio in cui li vediamo stringersi assumerà toni di bucolica tenerezza!

Nel frattempo l’omino di legno non arresta il proprio incedere, sempre avvinghiato allo spago, sempre determinato nella sua missione.

Il tempo trascorre, e di scatto in scatto l’universo in passo uno costruito dal regista evoca tra le foglie morte la vivacità dei fiori, fra l’immoto pallore della paglia fa spazio a piccole uova covate con amore da due uccellini.

Sarà infine una ragazza a trovare sotto pochi centimetri di terra, ai piedi dell’albero, quello stesso orecchino che, un tempo opaco, ora pare essere tornato a rifulgere come un piccolo dono di Madre Natura.

Sullo sguardo innocente di una bambina, che rimira dal basso la fuggente bellezza dei rami e del giorno che filtra fra di essi, si chiude il breve poema.

Come ricordano gli apostoli saltimbanchi del musical Godspell, non servono budget milionari o elaborati effetti scenici per dissertare di spiritualità!

DEAD WESTERN. ARKIA JAHANI. 2012.

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