LO SCIAMANO E IL RAGGIO DI LUCE.
Attraverso le ante semiaperte di un portone si scorge un ambiente oscuro e sinistro, avvolto da sottili lamine di luce che risplendono nel buio, rivelando massi, pietre e minerali vibranti disseminati sul pavimento, che sembrano attendere una forza non ben identificata, tra fasci di luce pulsante che come dei sonar scandagliano l’ambiente accarezzandone la materia; (affascinante il taglio metafisico suggerito dal light design minimale dei registi Chapman e Eikenberg).
Mentre la musica dei Son Lux si carica di tensione, la misteriosa luce azzurrina comincia ad espandersi sempre più, attraendo verso l’alto come un magnete le rocce sparse qua e là fino all’ultimo granello, con insistente effetto stroboscopico nel quale si scorge gradualmente la silhouette di un uomo, che quasi un demiurgo danzante, con una gestualità sacrale e movenze rituali, ricongiunge in un certo modo al cielo la materia disseminata ai suoi piedi.
Dopo qualche attimo, tutto si calma e diventa armonioso e il giovane danzatore (Kyle Marshall) si trova in un ambiente completamente rinnovato, vuoto e ammantato di un colore caldo e confortante e anche le spigolosità del brano si decostruiscono lasciando spazio a timbri, ritmi e cori orientaleggianti, un tappeto sonoro pacificato perfetto per gli ultimi passi di una danza più significativa, finalmente libera e articolata, sulla quale tuttavia incombe la mole di un agglomerato roccioso sospeso (forse) come una minaccia.
SON LUX. EVAN CHAPMAN & KEVIN EIKENBERG. 2021.