KERALA / BONOBO (BISON)

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UN IMPERCETTIBILE DRAMMA

La realtà e il tempo non mi convincono. Questi due concetti, al di là delle straordinarie riflessioni di filosofia, scienza, arte e quant’altro, sono a mio modo di vedere, troppo legati alla nostra capacità percettiva. La percezione ce l’abbiamo ma il vero problema è: com’è la nostra?

Quanto è allenata? Quanto percepiamo? Quanto di quel che percepiamo lo capiamo, lo immagazziniamo, impariamo da questo?

Vediamo, sentiamo, distinguiamo. Quanto di quello che ci capita accanto lo conosciamo veramente? Di quel che catturiamo della realtà, quanto di ciò che accade, è veramente quello che sta all’esterno da noi e quanto invece è solo la sintesi sommaria di quello che riusciamo a percepire sottratto ciò che non riusciamo a capire?

Il video Kerala, singolo del musicista Bonobo con la regia di Bison, è una grande lezione da questo punto di vista. Straniante e intenso. Lavoro certosino di un montaggio ossessivo e dirompente. Un’opera d’arte astratta che usa figure reali, una storia che può accadere e tutti e quegli elementi che a prima vista definiremmo normali.

E invece questo video narra in poco più di quattro minuti una storia che si risolverebbe in 4 secondi. Un fatto, un accadimento, un dramma dilatato nel tempo e riraccontato con una specie di tempo cubista di simultaneità e sovrapposizioni che ci obbliga, obbliga la nostra percezione a riprogrammare continuamente il segnale esterno che arriva al nostro cervello.

Il video, dopo un inizio rilassante con degli alberi al tramonto, mostra una donna interpretata dall’attrice Gemma Arterton in pieno attacco di panico. Da un parco dove stava accovacciata, corre urlante e barcollante sbattendo sui passanti. Qualcuno le offre soccorso ma lei ancora più esasperata scappa correndo in questo quartiere per rifugiandosi sempre più disperata in cima ad un palazzo.

Tutto qui. Cittadina normale, ad un’ora normale del giorno. Passanti, negozi, bambini su altalene. Tutto qui. Ma la visione alterata che il regista tenta di dare, la sensazione di sconvolgimento trasforma questa semplice storia in un deframmentarsi e ripetere. Ogni azione tagliata in segmenti sovrapposti. Cioè ogni gesto della ragazza è composto da più interazioni ed inserti dello stesso gesto. Come avere una macchina del tempo che riesce a farti tornare indietro solo di pochi secondi, per ripetere tutto uguale.

Fino alla fine non c’è mai un attimo di distensione. Non ci liberiamo mai dalla sensazione da incubo che il tempo si sia trasformato in un elastico, una molla che ci impedisce di andare avanti: il tempo sembra trattenere il movimento, la realtà.

A sottolineare una volontà surreale nell’affrontare questo racconto e a spingerci a guardare bene, a guardare tutto, ci sono nel video cosparsi qua e là dei piccoli difetti di realtà, dei glitch destabilizzanti e impossibili. Una grande pietra che vola, un palazzo sullo sfondo che ruota su sé stesso, una porta in metallo che si accartoccia, un televisore che trasmette lo stesso video che stiamo guardando ma con un tempo diverso, un uomo, gambe e braccia divaricate, sospeso tra i tetti e l’incendio in un appartamento di un palazzo.

Il video sembra tutto un grande esercizio percettivo. Sembra dire: non guardare la realtà con semplicità, il mondo racconta di più, molto di più di quel che vedi, tutto è molto più complicato e contorto e quindi aguzza la vista, raffina la visione, capisci tutto, anche se questo può mandarti fuori di testa…

BONOBO. BISON. 2016.

Vi siete studiati bene il video? Avete aguzzato la vostra percezione? Allora ecco il premio: qui potete vedere il video senza salti temporali.

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