UMOR NERO? (FORSE SOLO IN BIANCO E NERO).
È una bellissima vita… succede di tutto: dolori e melodrammi, ma va bene così. È per questo che è un meraviglioso mondo, una meravigliosa vita e una meravigliosa giornata…
Una penombra cupa, un bianco e nero oscuro e lugubre, forse. Immagini non ben definite, immagini difficili da prendere. Incontrare se stessi. Vedersi allo specchio ma di schiena, guardarsi con gli occhi sopra il tavolo o piccolo e indifeso sulla propria tovaglia. Muri abitati da anime inquiete, ombre inquiete.
Il gusto surreale e il continuo rimando ad atmosfere note, importanti e artistiche alla Salvador Dalí e Man Ray, strizzatine d’occhio a Magritte, l’irrazionale e immerso nell’inconscio alla Luis Buñuel e una spruzzatina sapiente di Jean Cocteau, sono il giusto registro per esprimere uno stato ambiguo e di equilibrio tra l’apprezzare la vita, amarla e volerla e la disperazione insopportabile che questa inevitabilmente giorno dopo giorno ci dà.
“Anche se i miei bei giorni sono andati molto lontano, torneranno sicuramente una mattina. Quindi non mi lamento, no no”.
La vita è surreale e la realtà non è da meno. In mezzo alle onde del dolore e dell’incertezza, nel trasporto di passioni faticose e amare, ore desolanti, finali crudeli, “da qualche parte c’è speranza”
Il video ha quel sottile gusto di non controllo, quella sfumatura di antico data da approssimazioni tecniche di chi ha tanta buona volontà ma pochi mezzi. Ricorda in certe ingenuità (ingenuità volute e ricopiate da film antichi) le sperimentazioni artistiche anni 20, sovrapposizioni di video montaggi fatti con mezzi primitivi e questo dà un senso poetico di genuinità e intimità. Facendo il verso ad un cinema senza effetti digitali o grandi mezzi, diventa espressivo, di impatto, ispirato.
Questo è il modo migliore e delicato per parlare di invisibile, di fantasmi che ti seguono, ti perseguitano, di paure e sogni offesi. E c’è la contraddizione del voler vivere anche se è difficile e doloroso e proprio seguendo questa strada nel video, dalla poesia si passa all’onirico che può gestire e vivificare le contraddizioni.
Spulciando un po’ la vita di Clementine mi sono fatto quest’idea che lui con le sue scelte artistiche, abbia voluto un po’ allontanarsi culturalmente dalla sua America d’origine volgendo lo sguardo ad un’Europa colta, importante, a quella Parigi che lo ha accolto e adottato e che quindi, credo si sia con questo video lasciato macchiare (oggi si direbbe “contaminare”), dai linguaggi e gli artisti che ad inizio ‘900 hanno fondato il nuovo modo di pensare e di fare l’arte.
BENJAMIN CLEMENTINE. CRAIG MCDEAN AND MASHA VASYUKOVA. 2017.