FAR PENSARE AD UNA MACCHINA IL MIO PENSIERO
Scrivo questo pezzo anche per affrontare un coacervo di sentimenti che mi invadono, mi preoccupano e mi fanno sentire sotto attacco. Da sempre mi occupo di immagine, mi piace, ne sono appassionato e così di storie, di arte, di concetti profondi e filosofici. Oggi, con l’avvento dell’arte prodotta dall’intelligenza artificiale, la famosa IA, che sia poesia, musica o immagine, si possono produrre opere appassionanti ma frutto di rimasticazioni di ciò che c’è in rete, come un remix dell’esistente ma riorganizzato bello. Un mondo piacevole, privo di espressione e assolutamente assoggettato al gusto che si ripete e si conferma.
Ho fatto i miei esperimenti sulle piattaforme migliori e ho prima cercato di riprodurre immagini già esistenti, poi ho cercato di far produrre a quest’intelligenza sintetica immagini che avevo dentro la testa ma che ancora non avevo visto o realizzato. In entrambi i casi il risultato è stato stupefacente. L’alto livello eguaglia la mano di un artista esperto o di un ingegnoso illustratore o progettista tra l’altro con uno stile moderno e alla moda.
In verità, a pensarci bene, due sono le componenti che tradiscono l’occhio (e il cervello): la prima è quella che l’immagine accontenta la richiesta senza sforzo e le correzioni sono facili, ma col difetto, a mio parere, di confermare il gusto senza creare l’esperienza della pratica e non riprogrammando il pensiero come fa di solito un’opera d’arte. La seconda è che sono immagini finite. Ne siamo solo spettatori e come succede spesso, incontrare un lavoro finito ci mette nella condizione di pensarlo di valore. Il farlo, il perseguire la sua realizzazione, progettarlo, immaginare le tecniche e la partecipazione realizzativa ti fa apparire l’immagine una sfida che non viene mai vinta pienamente.
Con l’intelligenza artificiale, scrivi due righine di testo che si trasformano in una cappella sistina istantanea: nessuno sforzo. Nessun’investimento emotivo. Come non esserne soddisfatti? Alle brutte ripartiamo da capo e in meno di un minuto ne abbiamo sei di cappelle sistine delle quali 5 possono essere buttate senza problemi o rimpianti.
Quel che penso è che il pericolo più grosso sarà lo scollamento tra realizzazione e pratica: avremmo immagini sempre più belle separate dalla capacità di produrle e quindi probabilmente sarà sempre più difficile ricalcare un sentimento interiore o la necessità espressiva di un’emozione, di un concetto e saremo però circondati da quel bello che consola anche se totalmente vuoto. In più, credo che la facilità e l’avere tutto a portata di mano crei un’estetica, un modo di pensare. Sarà il nuovo bello quello generato senza sforzo e senza lavoro. Le nuove critiche all’arte, all’immagine saranno: in quest’opera c’è troppo lavoro, troppo sentimento, troppo vero e anche troppa personalità. Lo stile artistico “Somma degli stili in rete” prenderà campo e se farai una ricerca individuale e intima ti sentirai frustrato, sarà inutile e lento. Mentre i tuoi colleghi artistici avranno realizzato 16000 opere tu sarai lì ancora ad aspettare che il primo strato di olio si asciughi o sarai lì con l’inutile passaggio da un ormai desueto bozzetto alla dimensione più grande…
Il video clip per il brano Exotic Contents di Max Cooper progettato da Xander Steenbrugge è una roba sconvolgente e bellissima realizzata totalmente con l’uso dell’intelligenza artificiale. Xander Steenbrugge esperto di machine learning è artista digitale, ricercatore indipendente di intelligenza artificiale, educatore online e fondatore della piattaforma multimediale digitale http://wzrd.ai.
Max Cooper non è nuovo a queste esperienze e molto spesso ha associato la sua musica a video sperimentali che uniscono arti visive, scienza e tecnologie molto avanzate (puoi vederlo qui).
Cooper e Steenbrugge si sono dati come tema l’esplorazione delle difficoltà di comunicare con le parole e giustamente è stato preso a modello il grande Ludwig Wittgenstein (chi altri), filosofo che per tutta la vita ha affrontato la questione del grave problema di usare le parole per spiegare noi stessi e il nostro posto nel mondo. Per realizzare il video sono stati dati in pasto all’intelligenza artificiale scritti del filosofo (immagino tratti da “Tractatus Logico-Philosophicus”) e questa intelligenza, placida, ha sfornato una serie smisurata di immagini sconvolgenti, piene di simbologie ed emotività mischiate in un’incomprensibile e suggestivo flusso astratto.
Il video è un fiume di scenari visivi che sembrano familiari, ma allo stesso tempo impossibile da riconoscere e ai quali dare un vero significato. Le immagini cambiano costantemente forma, scivolando in un morphing di paesaggi onirici e stanze intime, qualcosa tipo facce umane e macchie indistinte di colore. Ambienti evocativi e surreali che accadono davanti ai nostri occhi a ritmo di musica.
Tanto ancora ci sarebbe da dire: guardatevi il video e fatevi un’idea vostra, io mi fermo qui perché questo scritto sta diventando inutilmente lungo e perché soprattutto la mia eccitazione si scontra col mio sconforto. Che fatica essere un uomo del ‘900 e adorare le avanguardie ma trovarsi sconcertato e disorientato da queste nuove avanguardie sintetiche, future e imprendibili per le quali provo fascino e repulsione al contempo.
MAX COOPER. XANDER STEENBRUGGE. 2022.