AGGREDITO DAI PROPRI DEMONI.
Una lenta discesa nell’inferno esperenziale del rapper inglese, catturato in un vortice di emozioni e incubi in una schizofrenica sequenza di situazioni al limite, che si presentano agli occhi del ragazzo sottoforma di demoni scaturiti da droghe ed eccessi.
La clip, sin dall’incipit si muove in un lento clima ansiogeno che si gonfia gradualmente al suono delle percussioni industrial del brano, articolate dal respiro affannoso e dalle parole simil “gangsta” proclamate dal rapper, calato in un contesto dal sapore apocalittico, un prato nebbioso e un bimbo tra le braccia, mentre si guarda attorno con i sintomi evidenti di un improvviso attacco di panico.
All’orizzonte, (come in un frame “nervoso” alla “28 giorni dopo” di Boyle) si scorgono centinaia di donne seminude che scendono in corsa dalla collina, un esercito minaccioso e aggressivo che raggiunge alle spalle Slowthai; in un cambio di scena, l’atmosfera febbrile in crescendo, sposta subito le coordinate verso altrettante derive sempre più disturbate e morbose, in cui si sviluppano interazioni e transfert padre-figlio, ammonimenti di una madre, sedute di psicanalisi, eccitazione e ancora panico e crisi di persecuzione: una vorticosa e disperata resa dei conti a cui è impossibile sfuggire.
La clip descrive in modo fluido e didascalico la cruda essenza del testo e l’insensatezza dell’incubo che evocano, mentre il protagonista viene trascinato letteralmente giù per un condotto, un precipitare sempre più in basso, senza possibilità di appigli, verso una sempre più inquietante scarica di visioni (dal taglio lynchano) che senza sosta, rievocano esperienze autodistruttive di un passato dominato dalla brama di droga e sesso e di più, di più, ancora di più, e si conclude con l’urlo liberatorio di Slowthai che segna la fine di un trip introspettivo tra deliri e qualche lampo di lucidità e presa di coscienza.
SLOWTHAI. CROWNS & OWLS. 2023.
