ESTHER’S / AMON TOBIN (CHARLES DE MEYER)

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ROMANTICISMO HI-TECH.

Solo pochi minuti per un trip audiovisivo che il regista Charles De Meyer ha realizzato per la metamorfica “Esther’s” di Amon Tobin; un prodotto ibrido sia nello stile a metà tra il corto (con una narrazione lineare e l’uso di rumori e sound di scena) e il videoclip, che per la strepitosa tecnica in CGI in cui il rigore cyberpunk si amalgama perfettamente con l’ambientazione domestica, sfruttando le giuste componenti emotive dell’home invasion e del thriller; la storia è giocata infatti tutta sull’ambiguità delle situazioni e dei comportamenti dei personaggi coinvolti in qualcosa di imprevedibile e di inquietante.

La protagonista è una donna elegante sola in casa che si muove chiacchierando con una amica al telefono, ma la comunicazione si disperde in continue interferenze e rumore statico. Fuori dall’appartamento, al buio, c’è un uomo dall’aspetto non proprio rassicurante che spia i suoi movimenti all’interno, e approfitta di un attimo di distrazione per lasciare un piccolo misterioso oggetto sul davanzale.

La musica del producer brasiliano inizia a “farsi largo” in modo inquietante, passando da una lenta e misurata melodia per piano ad un tappeto di beats e crepitii di un sound design che prelude ad un ritmo sempre più corposo e martellante – man mano che si entra nel vivo dell’azione.

Il regalino poggiato dallo sconosciuto è un complicato congegno ipertecnologico che si estende in modo telescopico come un serpentone, sfruttando le sue funzioni “multiuso” per portare a termine un enigmatico fine.

La regia si focalizza sulla sconvolgente conformazione “animalesca” del meccano “transformer”, coi suoi dettagli modulari che si insinua silenziosamente all’interno della villa, approfittando della disattenzione della donna affaccendata nel preparare la cena, si espande subdolamente negli angoli bui del salone, come un virus cronenberghiano supportato dalla suspense di un montaggio sonoro ad hoc che raggiunge l’acme nel finale talmente squilibrato in cui i sofisticati presupposti ingegneristici mutano in un gesto di sensibilità carica di romanticismo che segna la sublimazione del tecnologico (con rimandi al primo Tsukamoto) nell’umano, un omaggio inaspettato caro al tempo che fu.

AMON TOBIN. CHARLES DE MEYER. 2009

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