SWING IN A DREAM / SQUID (YOONHA PARK)

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TUTTI INSIEME, STESSO POSTO STESSA ORA.

Un enorme campo da basket azzurro, contrappuntato da linee colorate e segmenti insoliti, fa da sfondo ad un video altrettanto anomalo, dove a più livelli si moltiplica un brulicare di personaggi e situazioni del tutto avulse dal gioco di riferimento.

Le riprese dall’alto seguono come un radar i movimenti di una coppia di giocatori che si sfida a fare canestro, mentre sullo sfondo, il lavoro routinario di un addetto alle pulizie ripete lo stesso percorso lungo i bordi, passando e ripassando con l’idropulitrice, e, contemporaneamente dal nulla sbucano e si intromettono altre figure, ognuna intenta al proprio “fine” che interferiscono con le altre azioni.

Presto si percepisce che i segni tracciati sul pavimento sembrano indicare un tragitto obbligato su cui comincia a vivacizzarsi un proliferare di gente costretta a ripetere gli stessi passi, apparentemente senza un significato evidente, che sconcerta nella sua iterazione progressiva, in un riquadro che diventa teatro di personaggi veri o riprodotti digitalmente, da cui è difficile distogliere lo sguardo.

Lo spazio, da semi vuoto comincia a prendere vita, e si confondono via via proporzioni e prospettive, logica narrativa e leggi della gravità, mediante scene di vita quotidiana ripetute all’infinito che nel sommarsi assumono un che di surreale, rispetto al contesto delimitato e connotato da un preciso utilizzo, fino a degenerare nel caos per accumulo che non lascia spazi vuoti nel moltiplicarsi delle continue variazioni.

Ecco alcune parole del batterista/cantante Ollie Judge:

“To live inside the frame – And forget everything –

A swing inside a dream – And all they’ll do is scream”.

Il video di Yoohna Park per l’intricatissimo “Swing” della band post punk inglese Squid, può contare sulla sua forza ipnotizzante che punta a destabilizzare il pubblico concentrato sulla meccanicità delle singole azioni, facendo leva su glitch grafici e imperfezioni che paradossalmente rendono la tecnica usata meno “robotica” e perciò più umana e condivisibile.

Azzardando, di getto un parallelismo cinematografico, questo esperimento sembra una convergenza della poetica di Zbigniew Rybczyński unita al minimalismo del set di “Dogville” di Lars Von Trier o all’artificio mediatico del celebre “Truman Show”.  

SQUID. YOOHNA PARK. 2023.

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