2015 – FUGA DALLA REALTÀ.
Mentre l’occhio di un drone sorvola in cupo silenzio i cieli notturni di Los Angeles – illuminatissima, vivida, brulicante di automobili che la distanza dalla strada fa sembrare minuscoli esseri meccanici osservati con entomologico distacco – captando immagini ipnotiche che potrebbero essere uscite da un documentario in slow-motion di Godfrey Reggio, una martellante base di sintetizzatore ne commenta il lento percorso.
Chiunque bazzichi il cinema di genere non potrà che cogliere a un certo punto evidenti tracce di una sonorità “alla John Carpenter” nel brano strumentale che sta lentamente prendendo corpo, man mano che i riff si sovrappongono di strato in strato.
E non si fa in tempo a concludere l’associazione mentale, che il signor John Carpenter in persona compare in scena!
Il regista americano è arcinoto per il suo talento musicale, dote che nel corso degli anni gli ha concesso di comporre colonne sonore per i suoi capolavori, amate e riconosciute almeno quanto gli stessi film che accompagnano.
Appesa al chiodo la macchina da presa (si spera non per sempre), il buon vecchio John ormai da anni si dedica prevalentemente alla sua musica, anche al di fuori della realtà cinematografica, tenendo concerti e firmando album.
Un’altra nota caratteristica del filmmaker è la sua mai celata passione per la fantascienza, che insieme all’horror (e si sa che i due generi si mischiano come latte e caffè) costituisce la sua più fruttuosa fonte di ispirazione.
Ma nel caso dell’evocativo video diretto da Gavin Hignight e Ben Verhulst, è la sola, pura science fiction a dominare le riprese, al netto di mostruosi alieni mutaforma e spaventosi ragazzi albini dallo spazio.
Carpenter, ripreso in una grigia camera dai connotati astronautici, si bea in un immaginario futuristico a cavallo fra la plausibilità tecnologica dei giorni nostri e la fantasia stilosa del cinema anni ’80: raccolti un visore per la realtà virtuale e un guanto aptico luminescente a esso abbinato, l’artista si ritrova catapultato in una L.A. alternativa in cui veste i panni di uno strano road-runner automunito, con casco lampeggiante e tuta integrale da corsa.
Dopo aver camminato lungo corridoi di aspetto cosmonavale, John, nel suo bell’outfit che ricorda il fantasma vendicatore del film Il replicante con Charlie Sheen, si appresta a montare a bordo di un lucido bolide scuro, sfrecciando senza freni per le strade della metropoli. Tempestato dai ghirigori luminosi di fari, lampioni e grattacieli insonni, il nostro si gode ogni chilometro consumato attraverso una soggettiva robotica degna di Terminator.
Il passaggio dalla dimensione del reale a quella della simulazione non viene mai diluita in giochi di montaggio equivoci: il John “umano” e il John “replicante” restano due entità distinte, ma lo stile distensivo e onirico dei due videomaker – in armonia col sound del pezzo – e l’affinità scenograficamente sci-fi di ambedue i mondi, finisce per accomunarli e omologarli in un unico dominio distopico.
È come se il John concreto necessitasse di un visore VR per vivere un’avventura realmente attuabile, in una qualunque notte losangelina, semplicemente mettendo il naso fuori di casa: l’universo “là fuori” è il medesimo universo “qui dentro”, ma, per ragioni poco chiare, l’esperienza va giocoforza filtrata dallo schermo di un occhialone elettronico.
Insomma, quale più sottile e diretta visione pessimistica di un futuro prossimo, anaffettivo e alienante, si potrebbe concepire?
Tornando alla storia, il regista di Halloween si dirige in un parcheggio semideserto, trovandosi faccia a faccia con un consimile che gli sbarra il tragitto: un altro misterioso eremita urbano in costume nero, affiancato dalla sua moto e in atteggiamento di sfida. Forse l’ennesima creazione del visore, o forse l’avatar di un altro giocatore in carne e ossa. Chissà, magari un suo antico rivale di Hollywood che ama distrarsi come lui con modernissimi ammennicoli videoludici…
Il duello sembra inevitabile: nello stile di un neo-western alla George Miller, i due antagonisti sfoderano le loro mazze virtuali e si preparano a giocare come “guerrieri della notte” del nuovo millennio.
Il big match, tuttavia, si disputerà (forse) in un sequel.
E gli ottimisti si augurano che questa volta sia proprio John a dirigerlo!
JOHN CARPENTER. GAVIN HIGNIGHT & BEN VERHULST. 2015.