ELETTRONICA COTTA AL SANGUE.
Con una tecnica a dir poco chirurgica, il videomaker Thockler, già affrontato più volte su questo sito, si diverte a contaminare tutta una gamma di tecnologia anni ’90 e 2000, con fiumi di sangue che si innervano tra le profondità di circuiti, schede e led, una sorta di fluido tutt’altro che vitale in procinto di innescare piccole (o grandi) catastrofi.
Tra le spire del sound di “Arterial”, in un pompare di suoni bassi e loop stranianti, nel dettaglio, si segue tra i flash luminosi, il fluire di questo liquido rosso iniettato nell'”intimo” di macchine e congegni elettronici, monitor, computer, vecchi telefonini, tastiere ecc, fino a “contagiare” ogni più piccola parte; un’intrigante commistione tra tecnologico e organico (la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale?) che va oltre le intenzioni e prende una via imprevedibile e devastante, in un montaggio frammentato ed enigmatico conforme a uno sperimentalismo dagli incerti esiti.
I riferimenti alla feconda stagione del cyberpunk si sprecano, qui con l’aggiunta di un tocco vampiristico che lascia piena libertà interpretativa ad ogni azione e reazione, (è la macchina alimentata col sangue o lo produce?) con un finale dal sapore nichilista, nel quale tutto il complicato armamentario della sperimentazione, osservato nei minimi dettagli, è destinato a una fine ingloriosa: una lenta combustione (indotta?, spontanea?) deforma, rigonfia, distrugge, fa friggere e liquefare ogni congegno, ogni materiale.
LUSINE. CHRISTOPHE THOCKLER. 2014.