İSTIKRARLI HAYAL HAKIKATTIR / GAYE SU AKYOL (SINAN TUNKAY)

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LA GIOVANE TURCA.

Gaye su Akyol è turca, è giovane e come la sua nazione ha un piede in Occidente e uno in Oriente. Ad una prima visione sembrerebbe il solito video che propone la dimensione del viaggio, il pulmino a 40 posti è il sottomarino giallo che imbarca per strada chiunque voglia salire.

La Turchia da diversi anni chiede di entrare nell’Unione Europea, i suoi oppositori temono che i valori del popolo turco siano troppo distanti da quelli dell’Occidente Europeo. Il governo turco, da diversi decenni guidati da Erdogan, appare spesso accondiscendente verso le pulsioni dell’islam più integralista e forse ci immaginiamo che manchi poco all’imposizione del burqa anche nelle strade di Ankara o Istanbul.
Invece sul pulmino da 40 posti guidato da Gaye salgono tutti, lo stereotipo del turco e il suo antagonista, giovane o vecchio, a capo coperto o con il piercing lei ingrana la marcia e ti cambia il contesto.

Il regista, altre sue opere sul sito sinantuncay.com, sposa a pieno l’iconografia del yesilcam (gli anni dal 1960 al 1980 sono considerati l’età dell’oro del cinema turco)  si riferiscono a quel periodo le immagini che decorano l’interno del pulmino?


Polizieschi, romantici (spesso basati su amori impossibili tra città e campagna, tra ricchi e poveri, tra gangsters e brave ragazze) e tanta produzione di genere che ci racconta di un Paese che almeno nell’epoca d’oro della sua produzione di massa non era così diverso da tanti Paesi dell’Europa mediterranea.


La musica che accompagna il video vive in questa zona di confine tra modernità e tradizione, non la riesci a definire, ti suona estranea, mantiene di sicuro una forte componente locale, ma non macchiettistica. Se dobbiamo restare nell’ambito cinematografico Gaye non è lo Spider-Man turco che scimmiotta i film di Hollywood.

Gaye fa rock come i Beatles che usano il sitar, gli Who che mettono il sequencer, i Led Zeppelin che registrano i tamburi del nord Marocco, i Talking Heads che campionano Fela Kuti.
E allora penso, ma non è che noi occidentali abbiamo il prosciutto sugli occhi?
Guardiamo tutto quello che esce dal perimetro Europa occidentale-America del nord-Giappone con gli occhi di Marco Polo?


Non si capisce una mazza di quello che dice, i tizi che salgono sul pulmino sono tutti strani, ma forse dovremmo pure smetterla di giudicare tutto il mondo sulla base dei nostri preconcetti.
“Se hai delle fantasie ricorrenti forse quelle sono la realtà”, dovrebbe significare il titolo della canzone, qualcuno diceva che peggiore e autoritario è il governo migliore è la musica che quel Paese produce, spero che non ci tocchi di sperimentarlo anche in Italia.

GAYE SU AKYOL. SINAN TUNKAY. 2019.

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