L’INCREDIBILE OSSERVATORE LIQUEFACENTE.
L’espediente di un testimone-viandante, ingenuo o semplicemente “diverso”, che percorre il mondo, spesso senza una meta ben definita, osservando con stupore le bizzarrie dell’umanità e le ingiustizie che l’affliggono, è uno spunto narrativo sempre stimolante che, nelle mani giuste, può dar vita a piccoli e grandi capolavori.
Dopo un Candido di Voltaire o un Forrest Gump di Zemeckis, non è poi raro che il tema approdi su lidi assai più cupi e deliranti, in compagnia di un recluso omicida come Bad Boy Bubby o di un alieno romantico del calibro di Fried Barry.
Giocando sulla falsariga di queste tragicomiche raccolte di surreali (dis)avventure, e servendosi di un medley tratto dall’album di Ty Segall che dà il nome al video (opportunamente remixato dall’autore), il regista Matt Yoka immagina un grottesco e folle viaggio attraverso le strade di Los Angeles, fra i vizi e le aberrazioni della società moderna.
Le sonorità noise-sperimentali dei brani che commentano i vari capitoli di questa peculiare esplorazione urbana, coadiuvate da un uso accorto e mirato di riprese grandangolari e ralenti dai riverberi psicotronici, catapultano lo spettatore e il protagonista in una frastornante e al contempo entusiasmante esperienza allucinatoria.
L’eroe in questione è lo stesso Segall, che camminando con sguardo smarrito, immerso nei rumori del traffico californiano, incappa in personaggi e situazioni a metà strada fra un film Troma scritto in collaborazione con David Cronenberg e un episodio di Black Mirror.
Si comincia con un raccapricciante episodio di “police brutality”: un ragazzo di colore viene pestato selvaggiamente dal solito poliziotto razzista che non si fa scrupoli ad abusare del potere della propria uniforme. Insomma, anche se è davvero triste dirlo, nulla di così insolito… Ma ne siamo sicuri?
Non appena l’agente estrae la pistola dalla sua fondina, il dubbio che, forse, ci troviamo in qualche dimensione alternativa si fa sempre più pressante: l’arma, collegata con un tubo trasparente a una tanica vuota, è munita sulla canna di una sorta di piccolo trapano. Il tutore della legge trapassa il cranio del poveretto con la robusta punta, e mette in funzione quello strano arnese: il sangue e i fluidi della vittima, risucchiati da un micidiale meccanismo di aspirazione, si riversano nel recipiente di plastica, svuotando letteralmente il corpo del malcapitato.
In breve tempo, del giovane non rimangono che un mucchio di vestiti e un involucro di pelle, prontamente raccolte dall’aguzzino come un tappetino di vecchi stracci: neanche le ossa si sono salvate!
Benché lo shock di uno spettacolo simile sconvolgerebbe chiunque, Segall affronta la realtà con freddezza, come se la sua mente non ne fosse stata minimamente scalfita: i segni di quell’orrore iniziano però a manifestarsi a livello fisico, e più precisamente epidermico. Sulla guancia gli si forma un piccolo eczema pustoloso, cui lui comunque non sembra badare.
Cala la sera, e il vagabondo cantante si ritrova in un quartiere costellato di donnine procaci: un’attraente prostituta bionda porta Segall nella stanza di un motel, si stende suadente sul letto sotto gli occhi impassibili dello stralunato cliente, e si appresta a darsi la carica con qualche sostanzina psicoattiva.
Niente di strano, se non fosse per l’assurdo marchingegno a siringa che, fissato con una cinghia e caricato con una capsula di liquido colorato, inietta nel corpo della ragazza una fatale dose di droga dagli effetti devastanti! Gonfiori sottocutanei, tessuti liquefatti, fumo chimico rilasciato dall’organismo in agonia: sembra davvero di assistere alla scena di un sequel di Class of Nuke ’em High!
Un’altra stoccata al rash facciale di Segall: quello che prima era un semplice agglomerato di bitorzoli, ora ha assunto le sembianze di una maschera ufficiale di The Toxic Avenger. Nonostante il suo aspetto deforme, il nostro viene accolto da un gruppo di ragazzi festaioli, che passano la notte a sghignazzare e fare baldoria, tutti con indosso un terrificante supporto a casco per smartphone: i telefoni sono diventati un rimpiazzo per i loro stessi occhi; l’unico mondo conoscibile è quello che si può guardare attraverso lo schermo di un cellulare; la cultura si è ormai ridotta a una bolla informe di trash da social media e di consumismo senza frontiere.
Sempre più mostruoso, sempre più debole, il vecchio Ty barcolla per la città albeggiante, dirigendosi verso la spiaggia. Non c’è più differenza fra lui e lo sventurato astronauta del cult-movie L’uomo di cera.
In un finale che richiama quello del film Il terrore sul mondo, poetico e mesto terzo capitolo della saga di Il mostro della laguna nera, il musicista scruta il mare col solo occhio che gli è rimasto, contemplando probabilmente il gesto estremo.
Azzardiamo, comunque, un’interpretazione ottimista: avendo assorbito e patito le brutture del nostro presente, forse il sacrificio dell’artista potrà alleviare le sofferenze dell’umanità intera, e renderci tutti persone migliori… Be’, magari solo una piccola parte…
Ma siamo onesti: di quanti “incredible melting men” avrebbe bisogno questo pianeta perché ciò avvenisse su scala globale?
TY SEGALL. MATT YOKA. 2016.