SHE BURNS / JOE GODDARD FEAT. MARA CARLYLE (SOANDSAU)

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UN TRATTAMENTO PARTICOLARE CHE FORSE FARÒ UNA SOLA VOLTA NELLA VITA…

Ecco cosa indichiamo qui a Video Ark quando affermiamo che i videoclip offrono una prospettiva decisamente originale e colta, al pari di un vero e proprio film, e quando va bene ci concedono uno spostamento dei nostri standard di ragionamento.

Punto di vista interessante, vagamente raccapricciante se non fosse per la garbata visione di insieme e le trovate molto argute utili a raccontare la storia, il video She Burns ci mostra un momento della vita (se così si può dire) decisamente inenarrabile che sarà anche il nostro.

Si parte con la visione inclinata di un soffitto e di una mezza porta di una stanza non molto grande ma decisamente asettica. Due tizi, un uomo e una donna, stanno come quando si attacca una normale giornata di lavoro, indossano il camice e iniziano a prepararsi come per una sessione di massaggi.

La ragazza, bella e algida, distesa immobile sul lettino fa solo piccoli movimenti con la bocca utili a cantare la canzone, ma il resto del corpo pare esser esclusivo affare dei due individui all’opera.

La muovono piano, le palpano il viso, le stimolano le articolazioni, la lavano.

Quando la ragazza canta, tutto intorno sembra rimanere congelato e immobile.

I due tizi continuano la loro attività di amministrazione del corpo della ragazza ma ogni tanto capitano delle sfumature che ci fanno intuire che la cosa non sta andando per il verso che sembrava: i due tizi si comportano come se la ragazza non ci fosse. Non la considerano. L’uomo scherza con le calze della ragazza mettendosele in testa, cosa che evidentemente non farebbe se la ragazza fosse presente e allora inizia a frullarci in testa il pensiero che c’è qualcosa che non torna…

Forse la ragazza è paralizzata e loro sono due infermieri o forse è in coma vegetativo da anni e loro sono due operatori che fanno una qualche terapia passiva mantenitiva, ma appena il nostro cervello costruisce questa giustificazione arriva un bisturi che senza nessuna anestesia incide la carne e un tubo entra dentro il corpo della ragazza per riempirla di un liquido rosso.

Si, decisamente tutto torna ora. Quello è il momento della vestizione, il momento della preparazione della salma per l’esposizione funebre a parenti e amici.

Qui il piccolo turbamento: la ragazza è presente, assiste alla preparazione delle sue spoglie.

Messo questo a fuoco il video diventa subito molto più intenso e terribile. Veniamo proiettati in quel momento immaginato probabilmente da tutti dove il nostro corpo ormai esanime è visto da un noi ancora cosciente.

Immagino sia così per tutti: l’unico modo per immaginarsi morti è vedere il nostro corpo freddo e disteso, staccato da noi in una visione esterna.

Il brano di Joe Goddard è pacato e languido. L’interpretazione della cantante Mara Carlyle, distesa morta sul lettino, è decisamente vivido e vibrante e niente suggerisce la funesta direzione presa dal racconto del video.

Questo affermavo nell’incipit: un videoclip, come un film, ci può offrire magistrali e nuovi punti di vista cioè quello che l’arte di solito si pone come compito.

Arrivate fin in fondo al video e cercate di andare oltre l’insopportabile aggiunta di quei tasti che You Tube consiglia di mettere per saltare al prossimo brano e che rovinano irrimediabilmente il finale di qualsiasi videoclip. Vedrete, anche se siamo morti potrebbe accadere qualcosa di inaspettato.

JOE GODDARD. SOANDSAU. 2013

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