A LO-FI HISTORY.
I Deerhoof diciamo che ormai non hanno bisogno di presentazioni essendo questo video estratto dal loro diciottesimo album chiamato “Actually, You Can”. La band ha una maturità e una carriera musicale volta ormai a festeggiare il trentennale sulla scena musicale. Trenta anni di musica su piccole etichette e quindi sempre fieramente indipendente. La loro musica è rumorosa e sghemba al punto giusto, fra intrecci selvaggi di chitarre dissonanti e una sottile voce melodica che sono il loro biglietto da visita nella massa di musica che satura l’attuale mercato musicale. La personalità è una voce decisamente fuori dal coro e dalle scene.
Il video è curato completamente da Jess Joy, giovane artista multimediale oltre che una musicista che nella stesso periodo di questo video ha anche inciso il suo album d’esordio “Patreearchy” prodotto proprio da Greg Saunier batterista degli stessi Deerhoof, (tanto per chiudere il cerchio di influenze).
Il video è prodotto a cartoni animati o meglio con marionette e sfondi disegnati a mano, in un sopraffino lavoro a bassa fedeltà e a produzione casalinga, i visi dei quattro componenti vengono proiettati in varie situazioni e tempi diversi, si comincia all’età della pietra dove la band è intenta a dipingere animali dentro caverne mentre dall’esterno, un uomo senza volto gli urla dietro “trovatevi un vero lavoro!!” e già così si sottende l’approccio satirico dell’insieme.
Dalla preistoria finiamo per un attimo di fronte a una gigantesca piramide nel deserto ma rifinita come la piramide del Louvre, con affianco un “cavallo di Troia” di cartone con sopra la scritta volutamente errata “fine art”. Subito dopo le facce dei componenti appaiono sullo storico quadro dell’ultima cena di Leonardo (sempre per rimanere nel satirico) e la cantante nel quadro prende il posto di Gesù e la marionetta mima tutto il cantato mentre uno della band scappa con un sacco pieno di soldi e ha uno scontro con la polizia. La cantante/Gesù muta faccia, gli occhi diventano rossi e le crescono corna, solo a quel punto le loro marionette sfondano il quadro uscendone letteralmente fuori come se prima vi fossero nascosti dietro, il tutto per recuperare il quarto della band fuggito con i soldi.
Quando lo sfondo sfuma la band al completo si ritrova a suonare alla corte di un sultano da “mille e una notte” dentro una stanza tutta d’oro, giusto il tempo che il sole faccia l’occhiolino allo spettatore che il palazzo comincia a tremare e la casa dorata del re incomincia a cadere al suolo per poi fondersi in un precipizio di caleidoscopi che sfumano uno nell’altro mentre l’unica costante è la cantante al centro della ripresa che continua imperterrita nel suo canto.
Nella parte finale la band al completo è una enorme lowrider rosa dipinta a fiori che con quelle sospensioni rialzate si impenna costantemente fra castelli distrutti e città, fino a che una pioggia di carte si abbatte su di loro (l’inquinamento forse?). La macchina inizia a volare prima nel cielo, poi fra le stelle e fin dentro un buco nero, per sfumare ancora nell’ennesimo caleidoscopio di colori psichedelici che infine fa ritrovare la band che lentamente atterra su una nuova terra rigogliosa dove la natura ha vinto sulla civiltà.
DEERHOOF. JESS JOY. 2021.