DOG EAT DOG EAT MAN EAT SHARK / PAUL & THE MICROCOSM (DANIEL LABROSSE)

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BRULLO (BELLO + BRUTTO)

Certe cose sono belle perché sono brutte.

Cioè non è che il brutto sia bello, questo va da sé ma il brutto, il fatto male, il disarmonico, il goffo, scelti come stile possono essere fondamentali per produrre una cosa che tramite la loro estetica malfatta e sgraziata sono l’immagine giusta. Il brutto è utile così a dare un preciso messaggio e creare un’espressione perfetta che così, adatta e puntuale, ritorna ad essere bella.

Questo pensiero arzigogolato e superficiale (forse anche superfluo) mi scorreva nella testa mentre guardavo il videoclip Dog Eat Dog Eat Man Eat Shark, che è evidentemente brutto e volutamente grossolano ma più andava avanti e più dicevo: beeeello!

Il video deve fare da compagno a una canzone di per sé molto particolare e graffiante che già nel titolo non lascia dubbi sul fatto che il prodotto stia sopra le righe e tutto questo eccesso e sgarbatezza, dà un tono molto coerente e interessante al prodotto finale.

Un video di bassa definizione di un tizio che ozia su un divano e dopo aver ricevuto una telefonata “musicale” ha uno sconvolgimento e da lì in poi diventerà un brutto disegno, uno sgorbio animato cangiante e mutevole con un’esperienza allucinata dal tenue gusto psichedelico.

La voce disarmonica e la musica martellante conducono il tizio, lo sgorbio, in un particolare giro della città.

Quel che è definibile brutto, cioè la bassa risoluzione, una telecamera a mano mal condotta, immagini sovraesposte o desaturate, servono a raccontare la percezione distorta e alterata del personaggio principale che oramai trasformato in un cartone animato ormai non più figurativo ha un’esperienza snaturata e cruda della realtà.

Passa da un’identità all’altra, da un personaggio all’altro. Grazie a questa esperienza disegnata il tizio attraversa la città cambiando e assumendo forme nuove ad ogni passo. Sagome astratte, multicolore, animali, mostruose e simil-umane. Chissà come sarebbe essere un’illustrazione spontanea e scoppiettante invece che esseri umani in carne ed ossa impegnati nell’ossessione di apparire sempre al massimo della propria eleganza e accuratezza.

Brutto. Ora un personaggio brutto si aggira per la città. Si trasforma in mille forme. Il suo cervello esplode in schizzi di colore, la sua testa si divide e come è normale ne salta fuori un pollo, un fuoco d’artificio. Diventa onde, scheletro, un grande occhio, caos. E poi via, a casa di nuovo sul divano.

Il video colpisce per la facilità di realizzazione che comunque esalta ed accresce il suo forte impatto. Probabilmente questo progetto scarno e low fi, idea così adatta e con un linguaggio che esalta al massimo il brano dei Paul & The Microcosm, nasce per motivi di basso budget e poche possibilità tecniche. Probabilmente una video camera da quattro soldi (se non uno smartphone), un computer e un grafico è tutto quello che la produzione si poteva permettere ma questa scelta dell’antiestetico, questa inclinazione al confuso, cialtrone e brutto, ha tirato fuori un piccolo gioiello di bellezza.

PAUL & THE MICROCOSM. DANIEL LABROSSE. 2023.

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