RENDEZ-VOUS CON BELZEBÙ.
Scandalosa, divertente, provocante e provocatoria: Arca, ammantata della fisionomica ambiguità del proprio look, si intrattiene (e noi con lei) in un breve ma sontuoso flirt con nientepopodimeno che Satana in persona!
Il regista Manson (un nome, un programma) ha girato il video durante le prove dello spettacolo Mutant;Faith, sfruttando gli elaborati costumi e le ancor più sorprendenti attrezzature usate dalla cantante per lo show.
Insomma, se questo è solo un assaggio del backstage, c’è da trasalire pensando a come si sarà svolta l’esibizione vera e propria, se non da invidiare chi ha avuto la fortuna di assistervi!
Oltre a una galleria filmata dei mirabolanti oggetti di scena, il clip si propone come un condensato saggio di affermazione personale, una rivalsa graffiante e ironica lanciata al mondo intero, contro i pregiudizi sociali e le difficoltà incontrate dall’artista venezuelana nel travagliato processo di (auto)accettazione dell’identità sessuale.
Arca mette in mostra con orgoglio il proprio corpo, si offre seducente alla macchina da presa, guarda oltre la categorizzazione dei sentimenti e si fa beffe della canonizzazione della passione, lasciandosi andare all’ebbrezza della libertà individuale: sarebbe pronta addirittura ad amoreggiare col Diavolo, e non ha intenzione di nasconderlo.
Accompagnata dal sound evanescente del suo stesso brano, la musicista danza sinuosa a cavallo di un toro meccanico – sì, proprio uno di quei macchinari terrificanti che non possono mancare a una festa paesana in stile texano – coperto di extension; se ne sta immersa in una fumosa sala da ballo, fra sguardi ammiccanti e movimenti lascivi.
Di tanto in tanto la vediamo indossare un allucinante costume di ispirazione steampunk, che la fa sembrare un cyborg dell’età vittoriana, con tanto di scarlatti raggi laser che si irradiano in ogni direzione.
L’aria che si respira è naturalmente surreale, e si aliena sempre di più dall’umana razionalità con l’avvicinarsi del cornuto partner: Belzebù (in un make-up vagamente reminiscente del Tim Curry in Legend) fa il suo ingresso in abiti eleganti spostandosi a saltelli ritmati, come si approccerebbe un qualsiasi damerino da discoteca.
Arca pare legata a una corda invisibile, mentre attende l’inevitabile contatto fisico.
E che contatto!
La cantante e il suo moroso (interpretato dallo spagnolo Carlos Sáez) si stuzzicano e si accarezzano nel pieno godimento del desiderio reciproco. A poco a poco l’erotismo divampa oltre la sfera della materia, trasformando gli stessi raggi laser in una sorta di fluido corporeo, che il Demonio non mancherà di lappare con lasciva soddisfazione!
Ma questo incontro non è destinato a consumarsi entro le intangibili mura di un palcoscenico, e infatti la seconda parte del girato passa al caos del mondo esterno, alla serale mondanità della metropoli per eccellenza: facendosi largo fra le strade trafficate della Grande Mela, Arca – vestita adesso come una stripper in tutina fucsia e reggicalze – e il suo compagno si apprestano a montare sulla loro limousine privata.
È qui che il rapporto può finalmente arrivare all’acme, in uno straniante scambio di baci e “pigiamini di saliva” in salsa sovrannaturale.
C’è da ridere pensando che, probabilmente, qualche passante newyorkese, ignaro della presenza di una videocamera, deve essersi grattato la testa osservando la scena.
E forse c’è ancora più da ridere ammettendo che, in realtà, è molto più facile che lo stesso passante non vi abbia prestato troppa attenzione: un giorno come tanti, a New York…
Nello sguardo che Arca rivolge all’obiettivo sull’ultimissima inquadratura, dopo un’esplosione di luce candida che vuol forse simulare l’illuminazione dell’orgasmo, si legge tenerezza, un pizzico di mestizia, ma soprattutto salda fierezza e determinazione.
Per citare – un po’ a sproposito – un noto personaggio dei cartoni animati: “I yam what I yam and that’s all that I yam”.
ARCA. MANSON. 2020.
