PIENI D’ARIA E DI RABBIA.
Gli inglesi Blacklisters dal 2008 in qua puntano su un sound pestone e urlato da far quasi sanguinare naso e timpani al pubblico presente ai loro show, con uno stile molto affine al sound intransigente e al vetriolo degli Unsane, Jesus Lizard, Cop Shoot Cop, Black Flag ecc., punte di diamante del noise rock.
L’album del 2012 “BLKLSTRS”: fondamentale per chi volesse passare una giornata in compagnia di fastidiosi acufeni, si apre con un pezzo dal titolo furbo e sarcastico che alla band è costato una valanga di insulti da parte dei fans dei Kasabian tirati in ballo a loro insaputa.
Tra le distorsioni violente e le urla furiose del cantante Billy Mason-Wood è stato impossibile capire se si tratti di una cover molto rivisitata, o semplicemente dell’appropriazione, a mo’ di sfottò, del titolo del ben più famoso brano britpop .
La parte visiva, curata da Matt Green, si concretizza in una seduta di briefing interattivo per un gruppetto di dipendenti di una azienda o agenzia che, attorno ad un tavolo dovrà sorbirsi una “lezione” metodologica di aggressività professionale da parte di un losco individuo in lattice nero (il cugino “sado” di Art the Clown) che dallo schermo della TV si dimena, lancia urla “perforatimpani” e sputa bile e cattiveria che stravolgono ogni ordinaria aspettativa dell’intero team di lavoro.
Una performance brutale e angosciosa che si proietta oltre lo schermo direttamente sul pubblico che subisce la forza dirompente di una bufera di decibel che deforma addirittura i volti in smorfie animalesche e spasmi, provocando conati di nero pece come accade anche al furioso imbonitore, fino a trasformare le teste degli uditori in altrettanti palloncini neri che si gonfiano sempre più via via che la voce e il suono diventano più esasperanti o intollerabili, ottenendo così il risultato di spersonalizzare e formare teste piene soltanto di aria e rabbia.
E ora: any question?
BLACKLISTERS. MATT GREEN. 2012.
