BLIND YOUTH INDUSTRIAL PARK / METZ (DYLAN PHARAZYN)

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LA SFERA VENDICATRICE.

“Tutto era come un octopus invisibile”

Una caccia all’uomo condotta attraverso strumenti che la tecnologia non ha ancora inventato, un pianeta che gli esploratori  non hanno ancora scoperto, soldati equipaggiati in modo altrettanto futuristico, una favola distopica.

Il video dei Metz, alfieri della scuderia Sub-Pop, è diretto dal regista neozelandese Dylan Pharazyn e proviene dal loro album del 2020 “Atlas Vending”. Tutto è giocato sui contrasti, il testo di “Blind youth industrial park” è un’ode alla libertà dal peso delle responsabilità di quando sei giovane e cozza con l’atmosfera di tensione che pervade la scena dell’inseguimento alla soldatessa che trascina il commilitone in fin di vita.

Il calore emotivo che emana il rapporto tra i due soldati in fuga è al tempo stesso rafforzato e disturbato dalla figura dell’octopus di cui si distinguono i tentacoli a ventose che si muovono come fossero in custodia nella barella del ferito.

Il caos dei primordi era come il niente. Le cose erano tutte mescolate, le più grandi erano nelle più piccole e viceversa. Lo spazio non era formato, ne il sopra né il sotto, tutto era un Octopus invisibile abbarbicato al vuoto.

Una sfera luminosa rosso sangue fluttua nel cielo, unica entità rimasta in movimento sopra un pianeta senza più vita, forse è emanazione del polpo e, come nella favola tahitiana sopra citata, ha come compito  portare un nuovo futuro, magari uno dei tanti immaginati da Philip K. Dick che sulla cover di una vecchia edizione del suo “Noi marziani” ha il disegno di una grande sfera che sovrasta dei soldati non troppo diversi da quelli della clip di Pharazyn.

Fine della favola.

METZ. DYLAN PHARAZYN. 2020.

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