KILL YOURSELF LIVE / MUDHONEY (CARLOS A.F. LOPEZ)

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LA PASSIONE FORMATO SOCIAL.

È un dato di fatto che il verbo di Gesù Cristo non sarebbe arrivato sino ai giorni nostri, né avrebbe ottenuto un tale seguito, senza la sua morte sul monte Calvario. Ovvio, le questioni storiche e religiose sono infinitamente più complesse, ma volendo generalizzare un po’, con lo stesso tono dissacrante del video in esame, si può dire che la sua crocifissione sia stata, in termini di marketing, un clamoroso successo!

In fondo non è un mistero che una dipartita pubblica, specie se cruda e spettacolare, catalizzi l’attenzione delle masse. E che c’è di più spettacolare di una coreografia di umiliazioni, flagellazioni, penose camminate nel deserto, chiodi nelle mani e infine una lenta agonia sotto gli occhi di tutti? Mel Gibson lo sa meglio di chiunque altro.

Su tali concetti si basa l’ironica rilettura della passione di Cristo a opera di Carlos A.F. Lopez, che in un gioco di anacronismi e provocatorie reinterpretazioni, sposta la scena ai tempi dei laptop e degli smartphone, immaginando un Gesù da social media.

I fedeli si trasformano quindi in follower, e – come suggerisce il testo della ruvida canzone dei Mudhoney – la morte in diretta streaming diventa la via più rapida verso la celebrità. Mette i brividi pensare che la cronaca nera recente non sia estranea a fatti simili…

In un mishmash di irrealistici sfondi teatrali e di parodistici costumi che mescolano antichità e tempi moderni, sulla scia stilistica dell’arcinoto Jesus Christ Superstar, il videomaker segue l’ultimo doloroso viaggio del Messia, con croce in spalla e corona di spine in testa, frustato dai centurioni e sbeffeggiato da un branco di volgari lapidatori festanti.

Fra percosse, pietrate e insulti, il povero Gesù ripensa agli ultimi momenti della propria vita, traslati naturalmente in questa dimensione temporale alternativa.

L’ultima cena diviene un raduno para-settario di Internet-dipendenti: ciascun apostolo tiene davanti a sé un computer portatile, con tanto di adesivo a forma di croce sul coperchio. C’è chi si indigna, forse per un ammanco di like sull’ultimo post pubblicato, c’è chi sorride e mostra fra i sogghigni qualche video virale.

Gesù se ne sta serioso, imperturbabile nella gravità della sua postura, preparandosi psicologicamente per ciò che lo aspetta.

E il suo training non è solo mentale! Lo vediamo, infatti, sollevare pesi a forma di croce e cimentarsi in flessioni, piegamenti ed esercizi di stretching attorno a quello stesso pezzo di legno su cui attenderà la sua tremenda fine. E non perde l’occasione di filmarsi mentre lo fa, finendo per montare un vero e proprio teaser pubblicitario dell’evento.

Giunto sul Calvario insieme ai suoi aguzzini, questo povero Cristo viene come da manuale avvitato – forse i chiodi sono passati di moda! – alla croce e sollevato di fronte alla folla, mentre i romani si fanno un bel selfie per gli amici e gli astanti si scatenano in foto e video da condividere su Facebook e Instagram.

Gesù è ora ufficialmente una star, o meglio un fenomeno del web, un animale da palcoscenico virtuale immolatosi per un pugno di cuori su Twitter.

Nell’ultimo sogno a occhi aperti del Nazareno, questi vede se medesimo fagocitato nell’onda danzereccia dei presenti, parte egli stesso della malsana e gioiosa frenesia che il suo sacrificio ha scatenato.

Rivolto lo sguardo al cielo, ringrazia il Padre Eterno per averlo aiutato a raggiungere i propri vanagloriosi obiettivi, e con un sorriso si abbandona all’inevitabile sollievo della morte.

Ma sembra proprio che i quindici minuti di fama pronosticati da Andy Warhol siano per lui già terminati: morto il Cristo, gli spettatori perdono istantaneamente interesse per l’intera faccenda, si ritirano coi loro cellulari fra le mani, intenti a scoprire il nuovo trend offerto dalla rete.

Niente paura, Gesù, fra tre giorni ti spetterà di sicuro un nuovo hashtag di tendenza!

MUDHONEY. CARLOS A.F. LOPEZ. 2018.

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