MUTUAL CORE / BJÖRK (ANDREW THOMAS HUANG)

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UNA RE(L)AZIONE VULCANICA.

Un videoclip finanziato dal Museo di Arte Contemporanea (MOCA) di Los Angeles e proiettato durante eventi speciali in tutto il mondo merita sicuramente attenzione a prescindere.

Bastano appena i primi sessanta secondi per comprendere che la sua fama e diffusione siano ben giustificate!

Attraverso una complessissimo e lungo lavoro di composizione digitale, l’acclamato videomaker Andrew Thomas Huang materializza con spaventoso fascino e conturbante eleganza le evocative simbologie cantate da Björk.

La grande artista islandese omaggia la sua vulcanica patria trasportando nel reame delle leggi naturali, e in particolare di quelle geologiche, una riflessione sui rapporti interpersonali e sul travagliato processo di unione fra gli individui.

Come zolle di terra che si sfiorano, collidono e si compattano con esiti violenti, figurativamente apocalittici, in cui creazione e distruzione sembrano impossibili da distinguere, così anche le relazioni fra gli esseri umani richiedono un impiego massiccio di forze contrastanti, ritrovando la loro paradossale armonia in un caos forse inevitabile.

Il video pone al centro della scena la stessa Björk, immersa fino alla vita in una sorta di spiaggia deserta, teatralmente circondata dall’oscurità. La cantante, con indosso una parrucca blu e un abito dorato ricolmo di lustrini e conchiglie, gioca con la sabbia, la carezza come un’amorevole tutrice.

Che si tratti proprio della Madre Terra in procinto di dare spettacolo a modo suo?

Sia come sia, la donna semisepolta permette a due pietre di emergere dal suolo e librarsi in volo; le pietre, all’apparenza ricoperte da materia algale, ballano nell’aria quasi fossero leggiadre meduse, volteggiando sulla testa della loro “maestra”.

Dalle rocce emergono due strane lingue stratificate, che cominciano a studiarsi a vicenda, acquisendo a poco a poco consapevolezza di sé e dell’altro.

Nel frattempo, altri ammassi granitici iniziano a rotolare e ad aleggiare nell’ambiente circostante, dando luogo a una vera e propria danza collettiva, di cui Björk si rivela appassionata coreografa.

Le variopinte lingue assumono lentamente le sembianze facciali della loro creatrice, si studiano vicendevolmente con curiosità e crescente entusiasmo, finendo per congiungersi e consolidarsi in un’unica forma.

Ma è proprio in questo momento, mentre il brano inasprisce il ritmo e la sonorità, che dall’equilibrio aggraziato degli esordi, il paesaggio si sbizzarrisce in brutali giochi magmatici e incontrollabili attriti rovinosi. La terra sputa lava infuocata, le rocce si spaccano, fumi, scintille e torrenti impetuosi di materiale incandescente tingono l’aria di un arancio angoscioso, innalzando un vulcano attivo.

Poi le note della canzone si affievoliscono, ritornano alla placidità primordiale, e Björk si ricompone sotto una pioggia di cenere, richiamando per la seconda volta le sue rocce ballerine per un altro girotondo fatato.

Tornano le pietre dalle fattezze umane, che accompagnano in lip-sync il canto dell’artista, tentando con calma un altro approccio: due mani emergono dalle formazioni sassose e si toccano appena l’un l’altra. Forse questo connubio porterà a esiti meno devastanti?

Au contraire, fra vomitate di sostanza lavica e un ancor più aggressivo processo di trasformazione geofisica, il vulcano si erge nuovamente sulla sabbia, adesso scolpito come due busti umani che si danno le spalle, colpendosi il cranio reciprocamente in sequenze che, se il magma avesse il colore del sangue, farebbero gola agli amanti dello splatter.

Non stupirebbe se proprio questo video avesse ispirato i creatori del disneyano Oceania per il design di Te Fiti e Te Kā!

Cicli imperituri di mutazione, consolidazione, devastazione: in termini metaforici vengono in mente addirittura allegorie bibliche, a un passo dal visionario film Madre! di Darren Aronofsky.

Alla magia delle immagini in sé, va appaiato l’incanto della loro realizzazione: vale davvero la pena lodare l’infaticabile ingegnosità degli effettisti, misurare il valore espressivo del montaggio, ammirare la verve narrativa della regia e l’ispirata risolutezza dell’attrice-autrice del pezzo.

Chi volesse approfondire la questione e scoprire i segreti produttivi di questa opera d’arte audiovisiva, si goda senza remore il making of ufficiale!

BJÖRK. ANDREW THOMAS HUANG. 2012.

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