SAY GOODBYE / GREEN DAY (OH YEAH WOW)

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QUELLO SPORCO ULTIMO ADDIO.

La grinta focosa che da sempre contraddistingue il sound dei Green Day, nonché l’impegno politico e i toni dissacranti dei loro testi, ritrovano nello stile scoppiettante ed elegantemente grezzo del qui presente clip un più che valido corrispettivo grafico.

Opera del collettivo artistico Oh Yeah Wow da Melbourne, che firma un lyric video costruito su appropriatissime animazioni in bianco e nero, illustrazioni più o meno statiche, fulminei schizzi di rotoscoping, figure religiose beffardamente storpiate e spennellate di grigi spasmodicamente reiterate in loop psichedelici.

Ne risulta un montaggio fantasmagorico di immagini disarmoniche e stilizzate, contraddistinto da un’eccezionale fluidità dinamica e da una totale pertinenza contenutistica, anche sotto il profilo dell’amara ironia che serpeggia fra i versi della canzone.

Ed è così che, prevedibilmente, questo “addio alle persone che amiamo” si consuma tra flash di cuori tagliati in due, croci, tombe, tristi mietitori e animaletti domestici deceduti.

Ma la morte sembra solo una conseguenza inevitabile, dal momento che è sulla violenza in senso lato, dipinta in toni quasi apocalittici, che il brano si concentra.

La barbarie dilaga in ogni dove e in ogni forma; i disordini e il malcontento spadroneggiano all’interno della comunità tra falò e trofei cadaverici; proiettili vaganti imprimono stigmate sanguinanti nelle mani di chi ha la sfortuna di trovarsi nella loro traiettoria.

Meglio quindi pregare con tutte le forze affinché questa follia termini, chiedere al Signore e ai Santi in Paradiso di aver pietà delle nostre anime innocenti e salvarci dalla devastazione.

Conseguenza diretta di una realtà così terrificante è la paura, sentimento umanissimo e giustificabile, ma soggetto in certe circostanze a una deviazione non meno nociva delle sue cause scatenanti.

A tal proposito, l’occhio della band pare puntato soprattutto sull’American Way of Life, e sull’ossessione per le armi che accomuna gran parte della popolazione statunitense. Tornano alla mente le teorie espresse da Michael Moore in quel capolavoro che è Bowling a Columbine, secondo cui la stessa cultura americana affonderebbe le proprie radici nella paura e nel bisogno – spesso immotivato – di difendersi contro un qualche temibile nemico.

Quale miglior modo per riportare decoro in questo caos, dunque, se non affidarsi al controllo, al coraggio dei prodi salvatori della patria, all’intervento delle forze dell’ordine?

Salutiamo quindi con un bel “ciao” i poliziotti di ronda…

Il fatto che a questo punto il clip non subisca alcuna variazione di stile è quanto mai esemplificativo di una verità ben poco confortante e tristemente sotto gli occhi di tutti: gli orrori della guerra e l’assurdità di fenomeni sociali come la “police brutality” sono semplici ingranaggi del medesimo meccanismo distruttivo che dovrebbero confinare.

La violenza è un’epidemia che colpisce tutti e ogni cosa, contamina sacro e profano in egual misura e abbassa a rango di nefasta parodia quei simboli di intima speranza e di orgoglio nazionale che abbiamo imparato a rispettare sin dall’infanzia.

In questo vortice di paradossi si faranno anche più audaci e surreali le immagini proposte dagli animatori, fra bandiere a stelle e strisce punteggiate di croci, Vergini Marie impiccate, Cristi armati di Uzi che se la godono a sparare senza neanche guardare i loro bersagli, rosari sgranati che si alternano alla sofferenza di prigionieri torturati.

In questa consapevolezza crudelmente autoironica, diciamo una “preghiera per le persone che amiamo” e gasiamoci per bene con questa piccola opera d’arte.

GREEN DAY. OH YEAH WOW. 2016.

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