DUST MY SHOULDERS OFF / JANE ZHANG (OUTERSPACE LEO)

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ZIGZAGANDO IN ALTRE REALTÀ.

Chi non ha mai pensato di diventare parte integrante di una scena idealizzata su una parete da quando negli anni ’80 Steve Barron ha diretto il video animato del tormentone “Take on Me”, della synth pop band norvegese A-ha, un video misto ad animazione in cui la protagonista del video viene risucchiata nell’animazione? Un video culto che ha superato il miliardo di visualizzazioni su YouTube all’inizio della pandemia, nel 2020.

Parte da un presupposto simile, l’idea originale del regista Taiwanese Outerspace Leo. Un’idea rimasta nel cassetto per molti anni fino a quando il team della C-pop star Jane Zhang ne è rimasto entusiasta e ha preso la decisione di adottarla per il video di “Dust My Shoulders Off”, il primo singolo del primo disco in lingua inglese della star cinese, “Past Progressive”.

Il video è una girandola di effetti speciali che vede la protagonista reincarnarsi nei soggetti di una serie di dipinti tra i più facilmente riconoscibili anche da chi ha poca dimestichezza con la storia dell’arte. Si inizia con una conversazione inverosimile in italiano della protagonista, Jane Zhang con il suo datore di lavoro. Chiaramente poco soddisfatta, la voce fuori campo attacca con una serie di rimproveri la nostra protagonista, che magicamente all’apertura di una porta si ritrova all’interno del dipinto appeso alle sue spalle “I Nottambuli” di Edward Hopper.

È l’inizio di un viaggio allucinante che vede la protagonista muoversi da un quadro all’altro e, come un camaleonte, riesce a tramutarsi sotto ai nostri occhi nei vari personaggi dipinti al ritmo accattivante della composizione di Jim Beanz, figura storica nella produzione di pezzi di successo per tutte le stelle del pop oltreoceano da Shakira a Britney Spears, passando per M.I.A. e persino Whitney Houston.

La positività del personaggio Zhang e delle sue parole, accompagnate dal ritmo gioioso del brano, rendono i passaggi dei vari scenari artistici, lontani per epoca e tecnica, uno spettacolo divertente quasi un videogioco, in cui è plausibile vedere la protagonista truccata da Van Gogh assalita da Mike Tyson che le trancia a morsi un orecchio.

O ancora ritrovare Jane Zhang congelata nella posa di Christina nel “Mondo di Christina” di Andrew Wyeth solo per rivelare un bazooka con cui esplode le protagoniste di “Le Spigolatrici” di Millet. Ovvia nel corso della narrazione anche la trasformazione di Jane Zhang nella “Ragazza con turbante” di Vermeer e nella figura alienata dell’”Urlo” di Munch, con i “Men in Black” che ne cancellano la memoria, passando per “Il Figlio dell’Uomo” di Magritte che semplicemente spostando la mela si trasforma nell’immancabile Dalì.

Il video si muove al ritmo di una porta girevole impazzita che garantisce l’ingresso nei vari mondi, in uno arco di tempo che va dal barocco ai giorni nostri, senza soluzione di continuità. Il viaggio e la canzone si concludono con la protagonista ritornata nei suoi panni iniziali, mentre esce noncurante dal quadro dei “Nottambuli” sempre incollata al telefonino. Con leggerezza si libera del suo boss petulante, fingendo l’assenza di rete, “Hello, hello, hello… Sorry, can’t hear you”, gli sbatte il telefono in faccia e esce dal campo visivo a passo vivace.

JANE ZHANG. OUTERSPACE LEO. 2016.

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