SIMPLE MATH / MANCHESTER ORCHESTRA (DANIELS)

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QUEL CERVO FATALE.

Ormai è diventato quasi un cliché: una strada apparentemente deserta, con la foresta su ambedue i lati; una macchina che viaggia a velocità sostenuta; un attimo di distrazione del guidatore; un cervo sulla carreggiata, e poi… la tragedia!

Pur di scansare l’animale, il conducente sterza bruscamente e perde fatalmente il controllo del veicolo, molto spesso segnando la propria fine.

È esattamente ciò che capita qui, nel video diretto dai DANIELS per i Manchester Orchestra.

Il frontman dello stesso gruppo Andy Hull finisce fuori strada, e il suo pick up comincia a rotolare sul manto foglioso del bosco circostante: una girandola di terribili e inarrestabili capriole.

In una parentesi temporale di incerta durata, la mente del cantante si affolla di ricordi non troppo piacevoli, rimpianti e rimorsi appartenenti a momenti diversi del suo passato: la classica “vita che ti scorre davanti agli occhi” negli attimi che precedono la dipartita.

Un altro cliché? Forse. Ma si sa, non è la storia che importa davvero, bensì come la si racconta.

E in questo caso stiamo parlando di due signori registi quali Daniel Kwan e Daniel Scheinert, apprezzati realizzatori di videoclip e premiatissimi autori di cinema, tanto da guadagnarsi ben tre statuette dorate agli Oscar 2023 per l’irresistibile Everything everywhere all at once!

Chi avesse visto il suddetto film (o anche il loro ottimo esordio Swiss army man – Un amico multiuso, la cui colonna sonora reca proprio la firma dei Manchester Orchestra), avrà ben presente la straordinaria capacità del duo di arrivare al cuore dello spettatore – se non direttamente alle ghiandole lacrimali – sfruttando un lessico visivo folle e frenetico, all’apparenza distruttivo e grottesco, ma in realtà meravigliosamente genuino, profondamente umano.

Non fa eccezione l’allucinatorio ultimo viaggio di Hull, che fatalmente cullato dalla pacata brutalità di un effetto ralenti, in balia di una tempesta di vetri rotti, comincia a intonare flebilmente la canzone, caricandosi di quel pathos emotivo che esploderà nel drammatico ritornello.

In una sovrapposizione di piani esistenziali e di fasi biografiche caoticamente connesse fra loro, osserviamo l’infanzia dell’artista, cogliendo da gesti e indizi disseminati nel labirinto delle memorie alcuni aspetti salienti della sua vita: il travagliato rapporto col padre, l’amore non corrisposto per una ragazza, una traumatica battuta di caccia…

Un padre single che sembra mettercela tutta per costruire un buon rapporto col figlio, ragazzino riflessivo e romantico che, per ottusità o forse per ragioni più complesse e intime, pare al contrario innalzare barriere comunicative col genitore.

C’entrerà qualcosa un’infelice uscita venatoria, in cui l’uomo incoraggiò il piccolo Andy a sparare a un cervo (quasi costruendo un preambolo di giustizia poetica che giustifichi gli accadimenti del presente)?

In una delle innumerevoli bizzarrie che i due Daniel si prendono la libertà di mettere in scena, seguiremo inoltre il bislacco tentativo del giovane protagonista di conquistare una bella fanciulla donandole, dopo un coraggioso tragitto in bicicletta, nientemeno che la testa impagliata del mammifero!

Sarà un evento realmente accaduto, oppure – come pare più probabile – un modo dei DANIELS di sottolineare quanto le insicurezze e le fragilità del cantante vengano fatte risalire alle sgradite sensazioni di quell’esperienza, e più in generale di un deficit affettivo nel nido domestico?

L’Andy adulto viene frattanto sbalzato fuori dall’abitacolo, e mentre la rovina provocata dall’incidente si riflette nel suo stesso labirinto di flashback – pance trasformate in airbag, soprammobili affrancati dalla forza di gravità, bidoni dell’immondizia che esplodono in un turbinio di detriti – scopriamo che quel padre in apparenza assente, così osteggiato dal suo erede, è sempre stato in verità molto più premuroso e supportivo di quanto il protagonista si ostini a credere.

Vediamo l’uomo, ormai invecchiato e con l’afflizione in volto, rincuorare il figlio in ospedale, sedergli accanto nel pick up al momento dell’impatto…

Un’ultima presa di coscienza, ottimamente sottolineata dal crescendo musicale nel finale del brano, che forse accompagnerà con un vago senso di pace il povero Hull verso le tenebre eterne.

O magari verso una semplice degenza in sala rianimazione… la speranza in fondo non muore mai!

Tenerezza e pazzia sono i trademark dei due registi, ma anche l’entusiasmante inventiva tecnica e impeccabile perizia effettistica. Chi volesse approfondire la questione, si dia un’occhiata al “behind-the-scenes” del video: una vera ispirazione per qualunque appassionato di videomaking!

MANCHESTER ORCHESTRA. DANIELS. 2011.

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