CHANSONS D’AMOUR / MIKE PATTON & JEAN-CLAUDE VANNIER (ERIC LIVINGSTON)

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UN MESTO RITUALE.

Una ballata triste che ricalca gli stilemi classici della canzone francese, impreziosita dalla voce rauca di Patton -in versione romantico chansonnier – su un ritmo insistente di accordi standard di pianoforte, ci accompagna in modo rilassato in un’atmosfera onirica d’altri tempi, esaltata da movimenti di macchina al ralenti e scenari vagamente inquietanti che ripercorrono un certo cinema horror erotico europeo degli anni ’70.

Si apre un sipario e una donna nuda viene introdotta in un luogo piuttosto umido, avvolto dalla nebbia e ornato di siepi e fiori dove sarà iniziata ad un particolare cerimoniale di sacrificio, alla presenza di oscure figure mascherate (sembrano uscite da un racconto di Miyazaki) che si accingono, con gesti cauti e misurati a compiere un rituale di natura orientaleggiante cospargendo di petali e di un misterioso liquido rosso la vittima prescelta, dall’aria rassegnata, accovacciata in una vasca il cui biancore contrasta con lo sfondo lugubre della scena.

Nei pressi di uno stagno, il sacrificio avrà termine con una particolare vestizione d’altri tempi, una maglia metallica che copre il busto e il volto della donna distesa immobile, e ancora corolle di fiori sparse al suo fianco, mentre intorno, dal buio cominciano a stagliarsi spiriti danzanti che appaiono e scompaiono tra le ombre e che non promettono niente di buono, e, infatti nel finale, il corpo della donna che giace su una passerella di legno in mezzo al bosco, sarà dato alle fiamme e insieme ad essa brucerà lentamente anche un pupazzo feticcio, forse una sorta di alter ego simbolico.

L’album scritto a quattro mani, “Corpse Flower” insieme al musicista e compositore parigino Jean-Claude Vannier, fa leva su un sound nostalgico e raffinato che rievoca il periodo d’oro del cantautorato francese, in cui Mike Patton abbandona il suo virtuosismo vocale concentrandosi su un’interpretazione leggermente più frenata, più intima “da crooner” dimostrando ancora una volta la grande versatilità e duttilità nell’esplorare stili anche lontani rispetto al suo solito background

MIKE PATTON & JEAN-CLAUDE VANNIER. ERIC LIVINGSTON. 2019.

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